Influenza 2019, c’è ancora tempo per vaccinarsi: sintomi e “numeri” dell’infezione
L'influenza 2019, in base alle previsioni degli esperti, non dovrebbe essere dissimile da quella della stagione passata, sia sotto il profilo dei numeri coinvolti che dell'entità dell'epidemia. I ceppi di virus responsabili del maggior numero di infezioni saranno l'A/Michigan/45/2015 (H1N1)pdm09; l'A/Singapore/INFIMH-16-0019/2016 (H3N2); il B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria) e il B/Phuket/3073/2013-like (lineaggio B/Yamagata). Si tratta di due "vecchie conoscenze" – già coperte dal vaccino dello scorso anno – e di due novità, alla base dei vaccini quadrivalenti attualmente disponibili. L'influenza, causata da virus del genere Orthomixovirus, si distingue dalle sindromi parainfluenzali per la manifestazione di sintomi che si presentano contemporaneamente e con maggior vigore: essi sono febbre alta, dolori muscolari e articolari, spossatezza, rinorrea (il naso che cola), mal di gola e vari sintomi respiratori. Solitamente si guarisce nel giro di una settimana, ma la tosse può durare più a lungo così come il senso di malessere generale. Nei bambini, principali "diffusori" dei contagi, l'influenza dura normalmente qualche giorno in più.
È una patologia che in molti prendono ingenuamente sottogamba; senza scomodare la disastrosa “spagnola” che ha mietuto decine e decine di milioni di vittime all'inizio del XX secolo, basti pensare che la stagione influenzale 2017-2018 ha provocato ben 80mila decessi negli Stati Uniti (il peggior dato da 40 anni a questa parte). Non a caso il rischio di infarto, ictus e altre complicazioni si impenna anche a settimane dalla guarigione, mettendo a repentaglio la vita dei soggetti più esposti al rischio come gli anziani e chi presenta un sistema immunitario deficitario. La vaccinazione nelle categorie meno a rischio rappresenta anche un atto di responsabilità civile, per tutelare la salute dei più deboli.
Come indicato, i numeri attesi per l'influenza 2019 sono gli stessi della passata stagione, nonostante ciò si registra una differenza piuttosto netta e virtuosa, ovvero un'impennata nella domanda delle vaccinazioni, che sta creando non pochi grattacapo a medici e centri specializzati a causa della carenza di scorte. In molti casi sono infatti andate esaurite, ma fortunatamente sta arrivando dall'estero un cospicuo lotto di circa 50mila dosi (di vaccino quadrivalente) che dovrebbe garantire le coperture “in extremis”. Secondo gli esperti il boom di richieste è legato alla pessima stagione influenzale dello scorso anno, che ha portato sotto i riflettori la pericolosità della patologia. L'elevata domanda si è tuttavia scontrata con la prudenza delle istituzioni nell'ordinare i vaccini, dopo diversi anni in cui la copertura in Italia è risultata piuttosto bassa.
Ma ha ancora senso vaccinarsi, dato che normalmente si viene invitati a farlo ben prima che l'epidemia giunga alla sua fase critica? Per gli esperti assolutamente sì. Certo, ormai è praticamente impossibile evitare col vaccino una potenziale infezione per i prossimi giorni di festa legati al Capodanno, tuttavia si è ancora in tempo per “schivare” il pericolo del picco epidemico previsto per la seconda o terza settimana di gennaio 2019, la cui curva non dovrebbe discostarsi da quella della stagione 2017-2018, considerata dagli esperti una delle peggiori degli ultimi 15 anni. Nel momento in cui stiamo scrivendo, l'ultimo rapporto pubblicato dal portale InfluNet – il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) – indica che alla 50esima settimana del 2018 si sono ammalate oltre 200mila persone, per un totale di oltre un milione di italiani colpiti dall'avvio della stagione influenzale. I numeri continueranno a salire sensibilmente nelle prossime settimane, per poi iniziare a scendere dopo aver superato l'atteso picco di infezioni. Al termine della stagione gli italiani finiti a letto saranno oltre 5 milioni.