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Covid 19

Individuate concentrazioni elevate di coronavirus nell’aria di bagni e corridoi degli ospedali

Analizzando i dati sui campioni d’aria prelevati da circa 900 ambienti ospedalieri, un team di ricerca internazionale ha determinato che bagni, sale da pranzo e corridoi sono spesso contaminati da elevate concentrazioni di particelle virali del coronavirus SARS-CoV-2. Sebbene solo in pochi casi (9 percento) sia stato rilevato virus infettivo, la diffusione di aerosol contaminati potrebbe in parte spiegare i contagi tra gli operatori sanitari nonostante l’uso dei DPI.
A cura di Andrea Centini
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Durante la pandemia di COVID-19 decine di migliaia di operatori sanitari hanno contratto l'infezione e in moltissimi hanno perso la vita per essa; soltanto in Italia sono caduti 269 medici in base all'elenco della FNOMCeO (la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) e circa 60 infermieri. Nonostante l'uso di mascherine professionali (FFP2 – FFP3), visiere e altri dispositivi di protezione individuale, oltre al rigoroso rispetto delle norme anti contagio, gli operatori sanitari restano particolarmente esposti al rischio di contrarre il virus, e non a caso la campagna vaccinale – che il 27 dicembre partirà anche nei Paesi dell'Unione Europea – è dedicata inizialmente proprio a questa categoria. Un nuovo studio ha rilevato che l'aria degli ambienti ospedalieri è spesso contaminata dall'RNA virale del coronavirus SARS-CoV-2, e questo potrebbe spiegare almeno in parte l'alto tasso di contagio tra i lavoratori nonostante l'uso massiccio dei DPI.

A determinare la diffusa contaminazione degli ambienti ospedalieri è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Imperial College di Londra e del Centro Ospedaliero-Universitario di Nantes, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'INSERM di Parigi, dell'Università della Sorbona, dell'Unità di controllo delle infezioni dell'Ospedale Bichat – Claude Bernard e di altri nosocomi transalpini. Gli scienziati, coordinati dal professor Gabriel Birgand, docente di Farmacia specializzato in Malattie Infettive, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato migliaia di dati raccolti dai database MEDLINE, Embase e Web of Science. In tutto hanno coinvolto nella propria indagine di revisione 24 studi in lingua inglese, condotti in otto Paesi (Italia, Iran, Coreal del Sud, Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Hong Kong e Singapore) e dedicati all'analisi di campioni di aria prelevati negli ospedali tra il primo gennaio e il 27 ottobre 2020.

I campioni sono stati prelevati da diverse tipologie di ambienti; dalle stanze dei pazienti (comprese quelle di terapia intensiva) ai bagni, passando per corridoi, ingressi principali, spogliatoi, aree per la pausa, sale da pranzo e così via. In tutto sono stati raccolti 893 campioni, nel 17,4 percento dei quali è stato rilevato l'RNA virale del coronavirus SARS-CoV-2. Solo nel 9 percento, tuttavia, sono state rilevate particelle infettive, come dimostrato dalla contaminazione di cellule coltivate in laboratorio. Le percentuali più elevate di campioni contaminati sono state rilevate nei corridoi (56,33 percento) e nei bagni/servizi igienici (23,8 percento). Le unità di terapia intensiva avevano il doppio delle probabilità (25,2 percento) di essere contaminate rispetto alle altre stanze di ricovero (10,7 percento). In generale il 33 percento delle aree pubbliche risultava contaminato, così come il 19,2 percento dei campioni prelevati da sale riunioni, il 12 percento delle aree del personale e il 3,9 percento degli spogliatoi.

Secondo Birgand e colleghi, i bagni sono luoghi particolarmente a rischio poiché un'alta carica virale si concentra nelle feci, e attraverso lo sciacquone è possibile disperdere nell'aria aerosol ricchi di particelle virali, soprattutto se si considera che spesso i bagni sono ambienti piccoli e poco areati. Le aree per le pause del personale sanitario, come le sale pranzo e riunioni, sono anch'esse considerate a rischio, poiché in questi ambienti si tende naturalmente ad abbassare le mascherine, aumentano le probabilità di trasmissione incrociata tra gli operatori. “In questa revisione sistematica, l'aria distante e nei pressi dei pazienti con COVID-19 è risultata frequentemente contaminata dall'RNA del SARS-CoV-2 – scrivono gli scienziati nell'abstract del proprio studio – tuttavia, pochi di questi campioni contenevano virus vitali. Le alte cariche virali riscontrate nei bagni, nei servizi igienici, nelle aree del personale e nei corridoi pubblici suggeriscono che queste aree dovrebbero essere attentamente considerate”. Gli scienziati specificano tuttavia se le concentrazioni vitali rilevati siano sufficienti a innescare un'infezione. I dettagli della ricerca “Assessment of Air Contamination by SARS-CoV-2 in Hospital Settings” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Network open.

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