In sviluppo 12 vaccini contro il coronavirus: l’annuncio dell’Agenzia Europea per i medicinali
L'Agenzia europea per i medicinali, meglio conosciuta con l'acronimo di EMA (European Medicines Agency), ha annunciato sul proprio portale che è in sviluppo una dozzina di potenziali vaccini contro la COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. Di questi, spiega l'organismo comunitario dell'Unione europea per la valutazione dei farmaci, due sono già entrati nella sperimentazione clinica di fase I. Si tratta cioè dei primi test direttamente sull'uomo, che normalmente si avviano dopo aver ottenuto risultati incoraggianti negli esperimenti di laboratorio in vitro (solitamente su cellule umane in provetta) e su modelli animali. Considerando che la diffusione della pandemia di coronavirus è iniziata alla fine dello scorso anno a Wuhan, città da 11 milioni di abitanti della provincia dello Hubei, le tempistiche sono state sensibilmente accelerate.
Gli studi clinici di fase I coinvolgono solitamente poche decine di persone e sono necessari per verificare l'assenza di seri effetti collaterali della preparazione; normalmente i partecipanti vengono monitorati per un periodo di 12-14 mesi (o più) dai ricercatori, prima di passare alla fase II della sperimentazione clinica, ovvero i test su centinaia di persone che vivono in un luogo dove la malattia sta circolando. Questi studi servono infatti a verificare l'efficacia del vaccino, che viene successivamente confermata (o smentita) negli studi clinici di fase III, col coinvolgimento di migliaia di persone. Questo è l'ultimo step prima dell'eventuale produzione e in massa e commercializzazione di un vaccino. Come specificato a fanpage dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso l'Università degli Studi di Milano, mediamente per produrre un nuovo vaccino trascorrono dai 6 agli 8 anni, ma in questo caso, vista l'estrema necessità di ottenerne uno al più presto, la filiera verrà "tagliata" e si farà il possibile per averne uno a disposizione entro 12-18 mesi. Come suggerito anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrà passare almeno questo arco di tempo, perché di certo non si potrà somministrare un vaccino a milioni (o a miliardi) di persone senza averne determinato con accuratezza la sicurezza e l'efficacia.
L'Agenzia europea per i medicinali nel suo comunicato stampa non ha annunciato i nomi dei vaccini in sperimentazione, ma è noto che la preparazione messa a punto dalla società di biotecnologie Moderna Inc. e dai National Institutes of Health (NIH) americani è stata già somministrata ad alcune decine di persone. La prima a sottoporsi all'iniezione è stata la manager di 43 anni Jennifer Haller, immortalata durante la sessione sperimentale presso il Kaiser Permanente Washington Research Institute di Seattle. Anche gli scienziati cinesi hanno annunciato l'avvio della sperimentazione clinica di fase I di un vaccino, ma non è chiaro se l'EMA faccia riferimento a questi due o ad altri preparati testati sul suolo europeo.
L'agenzia sottolinea inoltre che al momento “nessun medicinale ha ancora dimostrato l' efficacia nel trattamento della COVID-19”, benché siano emersi risultati promettenti da alcuni farmaci somministrati in via sperimentale e compassionevole. Tra quelli citati dall'EMA ci sono il remdesivir; la coppia lopinavir / ritonavir anti-HIV; la clorochina e il derivato idrossiclorochina, autorizzati come trattamenti contro la malaria e alcune malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide; gli interferoni sistemici e in particolar modo l'interferone beta (attualmente autorizzato a trattare malattie come la sclerosi multipla) e gli anticorpi monoclonali con attività contro i componenti del sistema immunitario. L'EMA sottolinea l'importanza degli studi clinici, che sono i passaggi fondamentali per determinare o meno l'efficacia dei trattamenti (e non i risultati sui singoli pazienti). Per quanto concerne un vaccino, invece, ribadisce che ci vorrà almeno un anno “prima che sia pronto per l'approvazione e disponibile in quantità sufficienti per consentire un uso diffuso”. L'agenzia conclude sottolineando che “è necessario prevedere in modo proattivo un'adeguata fornitura di dosi per soddisfare le esigenze di tutti i paesi dell'UE”. Non resta che attendere l'esito della sperimentazione e sperare di averne uno efficace al più presto.