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In Italia rischiamo temperature più alte di 5° C entro il 2100 a causa dei cambiamenti climatici

Nel rapporto “Analisi del rischio: i cambiamenti climatici in Italia” firmato da trenta scienziati della Fondazione Cmcc – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici è stato stimato che nel nostro Paese, se non faremo nulla per contenere le emissioni di carbonio, entro la fine del secolo rischiamo un aumento delle temperature di ben 5° C, con effetti sociali, economici e di salute pubblica catastrofici.
A cura di Andrea Centini
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A causa dei cambiamenti climatici catalizzati dalle emissioni delle attività umane, entro il 2050 in Italia le temperature aumenteranno di 2° C, mentre per la fine del secolo, tra 80 anni, il balzo in avanti potrebbe essere di ben 5° C. È questo lo scenario più drammatico calcolato da un team di ricerca della Fondazione Cmcc – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, che attraverso sofisticati modelli matematici ha elaborato diverse proiezioni, basate sull'efficacia dei nostri interventi per mitigare il riscaldamento globale. Se non faremo nulla per contenere le emissioni di anidride carbonica, il principale dei gas a effetto serra, ci ritroveremo proprio nelle condizioni descritte poc'anzi.

L'aumento delle temperature stimato dagli scienziati della Fondazione Cmcc, guidati dalla professoressa Donatella Spano dell'Università di Sassari, è calcolato rispetto al periodo 1981-2010, dunque differisce dagli obiettivi legati all'Accordo sul Clima di Parigi, per il quale i Paesi firmatari hanno stabilito di impegnarsi a contenere l'aumento delle temperature medie a non più di 2° C rispetto all'epoca preindustriale (con l'obiettivo ancor più virtuoso di contenerlo a 1,5° C). Al di là di questa differenza, un aumento di 5° C entro il 2100 rispetto alle medie attuali avrebbe un effetto catastrofico a livello economico e sociale, oltre che squisitamente climatico.

Tra le conseguenze indicate da Spano e colleghi, l'intensificarsi delle ondate di calore; eventi meteorologici più estremi; riduzione dei giorni di pioggia; notti “tropicali” sempre più frequenti, caratterizzate da temperature che non scendono mai al di sotto dei 20° C; riduzione dei corsi d'acqua del 40 percento; stagione degli incendi più lunga e rischio di roghi aumentato del 20 percento; perdita di 8 punti percentuali di Pil pro capite e molto altro ancora. Tutto questo aumenterebbe ancor di più il divario tra popolazione ricca e povera, con maggiori difficoltà per coloro che vivono in zone in cui servizi e infrastrutture non sono adeguati.

A preoccupare i trenta firmatari del rapporto “Analisi del rischio: i cambiamenti climatici in Italia” anche l'impatto sulla salute di un simile aumento delle temperature; ci sarà infatti un'impennata nei tassi di mortalità legati a specifiche patologie, come cardiopatie ischemiche, ictus, disturbi metabolici da stress termico e altro ancora. Non va inoltre dimenticata una diffusione maggiore delle patologie respiratorie, dovute alla combinazione “letale” tra temperature più elevate e maggiori concentrazioni di agenti inquinanti. L'Italia è già oggi particolarmente esposta al rischio  smog, tenendo presente che detiene il record europeo per decessi annui (circa 60mila) da inquinamento atmosferico, con un bambino su tre che si ammala proprio per esso.

Significative anche le ripercussioni a livello economico, con perdite di decine di miliardi di euro per i danni all'agricoltura e quelli scaturiti dall'innalzamento del livello del mare, che rischia di far finire sott'acqua significative porzioni costiere. Alla luce di tutti questi rischi, gli scienziati sottolineano l'urgenza di intraprendere iniziative concrete per ridurre le emissioni di carbonio e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

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