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In Italia le bollette energetiche costano più della media europea

Oggi a Roma si discute di politica energetica e di scenari futuri nel workshop “I costi dell’energia in Italia”. Tra i vari argomenti, verranno anche illustrati i motivi per i quali investire nelle fonti alternative conviene.
A cura di Danilo Massa
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Ogni anno gli italiani pagano 65 miliardi di euro per i servizi energetici: una spesa che supera la media europea e che, con la crisi che stringe il collo, appare un'insostenibile enormità. Come se non bastasse, gli italiani sull'energia sono molto più attenti della maggior parte dei cittadini europei, ma tutte le accortezze non sono sufficienti a salvare il portafoglio: nel 2012 hanno consumato meno dell'anno precedente e, ciononostante, il valore delle bollette per elettricità, gas, benzina e diesel è cresciuto di quasi il 10%. Rispetto alla media dell'Ue dei 27 stati membri, sulle bollette dei servizi energetici l'Italia paga il 18% in più. La politica energetica del nostro paese e gli scenari futuri sono stati presentati a Roma, a Palazzo Valentini, nel dossier "I costi dell'energia in Italia", documento che introduce l'omonimo workshop che si tiene oggi pomeriggio nella Capitale.

Perché l'energia costa tanto in Italia? La partita energetica si gioca anche sulla molteplicità delle fonti da poter sfruttare e il nostro paese dipende per l'82% dai combustibili fossili, contro una media europea del 54%. Nel 2011, secondo l'Ocse, i sussidi dell'Italia per le fonti fossili ammontavano a 2 miliardi di euro, che salivano a 5,3 nella stima del Fmi. Se si considera inoltre l'impatto inquinante dei combustibili fossili, le conseguenze sulla salute e le relative spese sanitarie, il valore sale, secondo un'indagine tedesca, a 40 miliardi di euro. Il che, ovviamente, diventa un carico che almeno in parte va a pesare sulle bollette. A l'assenza di fonti alternative, si aggiunge il prezzo del gas naturale, che costa dal 24% al 35% in più rispetto alla media europea.

Sulle bollette di oggi, inoltre, paghiamo anche il risparmio di domani, dato che gli incentivi al fotovoltaico vengono caricati anche sul consumo dei combustibili fossili. L'obiettivo – espresso di recente anche dal prolungamento delle detrazioni sull'efficienza energetica – è quello di realizzare entro il 2020 edifici a "impatto quasi zero". La spesa di oggi, se la promessa dovesse essere mantenuta, potrebbe tradursi in un considerevole risparmio futuro, dal momento che verrebbe rivoluzionato il dato suesposto della dipendenza dai combustibili fossili e, soprattutto, verrebbe tutelata la salute dei cittadini. Considerazione, quest'ultima, che, oltre a costituire un vantaggio assoluto ed essenziale, si traduce anche in un risparmio economico. Il dossier non manca infatti di osservare che

Vi sono altri vantaggi che vanno messi nel conto. Ad esempio i 70 milioni di tonnellate di CO2 evitati ogni anno, o la riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico che secondo l'Oms causano ogni anno in Italia oltre 10 mila decessi.

Il vantaggio economico delle fonti alternative deriva anche da altri elementi. Oltre alla salute pubblica e alla possibilità di poter "contrattare" con maggiore libertà il prezzo dell'energia combustibile, le fonti alternative sono per lo più risorse fortemente localizzate, tanto da portare il ministero dello Sviluppo Economico a stimare che per ogni mille euro spesi nelle rinnovabili da 500 a 900 restano in Italia, mentre un investimento pari nel gas restituisce al territorio 200 euro, mentre il resto va ad altri paesi. Gli investimenti, insomma, hanno un basso indice di "dispersione", il che è solo un altro modo per segnalare il contributo importante delle energie alternativa alla crescita dall'occupazione interna. Ed è inutile ricordare quanto vi sia bisogno di lavoro in questo paese.

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