In Italia importante scoperta sul meccanismo con cui il Coronavirus attacca le cellule umane
Arriva dall’Italia un’importante scoperta sul Coronavirus (qui le ultime notizie e aggiornamenti in tempo reale). Uno studio scientifico, condotto dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) in collaborazione con i ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, indica una diversa strategia con cui il Sars-Cov-2 attacca le cellule umane oltre a quella già nota che coinvolge il recettore Ace2 e utilizzata anche dal Mers-Cov, un altro ceppo di Coronavirus conosciuto e in grado di infettare gli esseri umani.
Coronavirus, scoperta una "seconda via" di ingresso
La ricerca1 , al vaglio della comunità scientifica su ArXiv, identifica una nuova interazione tra la proteina virale Spike, la proteina con cui il Sars-Cov-2 aggancia il recettore Ace2, e la membrana cellulare, evidenziando il coinvolgimento di un diversa proteina umana, il recettore dell'acido sialico presente sui tessuti delle alte vie respiratorie. “Abbiamo sviluppato – spiega il prof. Giancarlo Ruocco, direttore del centro Iit di Roma tra gli autori dello studio – un nuovo modello predittivo per capire come le proteine sulla superficie del virus interagiscano con i recettori umani”.
Il metodo ha permesso di analizzare l’interazione della proteina Spike con il recettore Ace2 e valutare la sua capacità di rimanergli legata, indicando un’affinità molto inferiore a quella del virus della SARS, il ceppo all’origine dell’epidemia del 2003. Un’evidenza che ha spinto i ricercatori a cercare la presenza di un diverso recettore coinvolto. “Abbiamo così scoperto che, per entrare nella cellula, il virus Sars-Cov-2 si serve anche dell’acido sialico, presente nelle alte vie respiratorie e utilizzato anche dal coronavirus responsabile della Mers”. La scoperta apre dunque a nuove ipotesi sui diversi tassi di mortalità e infettività del Covid-19 e se questi indici possano in qualche modo dipendere dalle due diverse vie d’ingresso utilizzate dal virus.
Ciò potrebbe chiarire – osserva Ruocco – perché ci siano tanti casi asintomatici, ma questa è solo un’ipotesi che deve essere confermata, così come i risultati dello studio”.
Un secondo studio2, coordinato dal prof. Gian Gaetano Tartaglia dell'Iit di Genova, ha inoltre evidenziato come, a livello strutturale, le porzioni della proteina virale Spike che interagiscono con il recettore dell’acido sialico varino in modo significativo tra i diversi ceppi del virus, studiando inoltre il meccanismo di azione con cui il virus si replica una volta all’interno delle cellule. “Abbiamo così visto che oltre a servirsi di alcune proteine già note e in comune con altri virus – aggiunge Tartaglia – , ve ne sono altre specifiche. Di queste ultime, una decina sono condivise con il virus dell’Hiv”. In tal senso, il suggerimento che arriva dai ricercatori è quello di “provare a usare, tra gli antivirali sviluppati in questi anni per l’Hiv, i farmaci che agiscono in modo mirato su queste proteine. Anche in questo caso i dati dovranno essere confermati, e speriamo che questa nostra pubblicazione faccia da passa parola scientifico e ci faccia arrivare commenti utili per capire”.
[1] Milanetti M, Miotto M, Di Rienzo L, Monti M, Gosti G, Ruocco G. In-Silico evidence for two receptors based strategy of SARS-CoV-2. ArXiv: 2003.11107
[2] Vandelli A, Monti M, Milanetti M, Delli Ponti R, Tartaglia GG. Structural analysis of SARS-CoV-2 and prediction of the human interactome. ArXiv: 2003.13655