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Covid 19

In Europa si muore di Covid più adesso che nello stesso periodo del 2020: i dati dell’OMS

Durante una conferenza stampa il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’Europa, il medico belga Hans Kluge, ha affermato che nelle prime settimane di marzo 2021 sono morti più cittadini europei per Covid di quanti ne hanno perso lo vita nello stesso periodo del 2020, durante la prima ondata. In totale i cittadini europei deceduti a causa del coronavirus sono stati oltre 900mila, 104mila dei quali soltanto in Italia.
A cura di Andrea Centini
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Il coronavirus SARS-CoV-2 sta uccidendo più europei in queste prime settimane di marzo rispetto a quanti ne ha mietuti nel medesimo periodo dello scorso anno. A comunicarlo il dottor Hans Kluge, direttore regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l'Europa, durante la consueta conferenza stampa sul monitoraggio della pandemia di COVID-19. “Il numero di persone che muoiono a causa della COVID-19 in Europa è più alto adesso rispetto allo scorso anno in questo periodo, il che riflette la vasta diffusione del virus”, ha affermato il medico belga, che dirige la “costola” europea dell'OMS dal primo febbraio 2020, poco prima che scoppiasse l'inferno nel nostro Paese.

Lo scienziato ha snocciolato alcuni dati significativi che evidenziato quanto è stato alto il prezzo in termini di vite umane della pandemia nel Vecchio Continente: “La scorsa settimana, i nuovi decessi nella regione hanno superato i 900.000 – spiega Kluge – e ogni settimana, più di 20.000 persone in Europa perdono la vita a causa del virus”. Grazie al portale statista.com e alla pagina “Number of new coronavirus (COVID-19) deaths in Europe since February 2020 (as of March 14, 2021), by date of report” possiamo confrontare nel dettaglio quanti europei hanno effettivamente perso la vita a causa del virus durante tutto l'arco della pandemia.

All'inizio di marzo 2020 le vittime ufficiali del coronavirus in Europa furono “soltanto” 35 (Adriano Trevisan, il primo italiano a morire a causa del virus, perse la vita il 21 febbraio 2020); nella prima settimana del mese il numero balzò a 360; nella seconda morirono in 1.980; nella terza settimana le vittime furono 6.653, mentre nella quarta arrivarono a ben 16.323. Numeri drammatici e in costante crescita, che riflettevano la diffusione incontrollata del patogeno nelle settimane precedenti, quando ancora si riteneva che il coronavirus SARS-CoV-2 fosse un problema “lontano”. Se non fossero stati introdotti i rigidi lockdown nei vari Paesi europei, a partire dall'Italia, i numeri della prima ondata sarebbero stati molto più catastrofici (il picco di vittime della prima ondata in Europa fu raggiunto a metà aprile, con quasi 29mila decessi in una settimana).

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Come spiegato da Kluge, nelle prime settimane di marzo 2021 ce ne sono state di più rispetto allo stesso periodo del 2020: nella prima di questo mese, infatti, i morti sono stati 22.340, mentre nella seconda sono stati leggermente meno, 21.255. Si tratta della coda della seconda ondata o della terza, spiegano gli esperti, ed evidenziano l'enorme circolazione del virus in Europa. Se infatti nei primi mesi del 2020 ci siamo fatti cogliere impreparati, ora rispettiamo da tempo rigorose restrizioni anti contagio che dovrebbero porre un freno al patogeno pandemico. A impattare sui dati la variante inglese del SARS-CoV-2, riscontrata in 48 Paesi o territori europei su 53, come spiegato da Kluge. Il direttore dell'OMS Europa ha aggiunto che presto questo ceppo diventerà quella dominante nell'intera regione. E come evidenziato da vari studi, non solo è più trasmissibile, ma anche più mortale rispetto al lignaggio originale di Wuhan.

Alla data odierna, venerdì 19 marzo 2021, dall'inizio della pandemia il patogeno pandemico ha provocato 122 milioni di infezioni e 2,7 milioni di morti in tutto il mondo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins di Baltimora (Stati Uniti). In Italia ad oggi si registrano 3,3 milioni di infezioni e quasi 104mila morti. Si tratta dei dati ufficiali, legati alle comunicazioni dei ministeri della Salute e delle agenzie sanitarie dei vari governi, ciò nonostante, secondo gli esperti, siamo innanzi a un'ampia sottostima. La ragione principale risiede nel fatto che molti contagi sfuggono alla rete dei controlli – nella grande maggioranza dei casi l'infezione è lieve o asintomatica -, inoltre non tutti i Paesi comunicano i dati con gli stessi criteri e trasparenza. La speranza è che la campagna vaccinale in corso dia gli effetti sperati quanto prima.

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