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Covid 19

In alcune persone il vaccino ha fatto sparire anche i sintomi persistenti della Covid

Molti pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 sperimentano sintomi anche a molti mesi di distanza dal superamento della fase acuta, ma il vaccino sembra in grado di lenirli. Lo dimostrano alcune testimonianze e un piccolo studio che ha messo a confronto pazienti con “Long COVID” vaccinati e non.
A cura di Andrea Centini
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Le persone affette da Long COVID cui è stato somministrato il vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 hanno manifestato un miglioramento dei propri sintomi. La Long COVID, conosciuta anche come postumi della COVID-19 a lungo termine o sindrome post-COVID-19, è un condizione caratterizzata da una serie di strascichi dell'infezione che si protraggono a lungo. Fra i più comuni vi sono debolezza, affaticamento, astenia, disturbi cognitivi legati a memoria e concentrazione (la nota “nebbia cerebrale”) e i dolori muscolari. Lo studio “6-month consequences of COVID-19 in patients discharged from hospital: a cohort study” guidato da scienziati dell'Ospedale dell'Amicizia Cina-Giappone di Pechino ha individuato questi sintomi nel 76 percento dei pazienti a sei mesi di distanza dal superamento della fase acuta della malattia, mentre lo University College of London li ha rilevati anche oltre i 7 mesi. Sapere che il vaccino possa essere in grado di migliorare anche la sintomatologia dei pazienti con Long Covid rende la campagna vaccinale ancor più importante, tenendo presente che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si aspetta una vera e propria ondata di pazienti con questa debilitante condizione a causa del numero enorme di contagi.

Le prime testimonianze sul miglioramento dei sintomi della Long Covid sono state raccolte da alcuni quotidiani. La trentaquattrenne Arianna Eisenberg, ad esempio, ha dichiarato al Whashington Post di aver sofferto di dolori muscolari, insonnia, fatica cronica e nebbia cerebrale per ben otto mesi dopo aver contratto la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, ma appena 36 ore dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino i suoi malanni sono scomparsi. Un'altra storia significativa è quella di Michelle Chason, una giovane maestra di reiki che è stata contagiata dal virus in Florida, durante la prima ondata della pandemia. Anche lei ha sperimentato i sintomi della Long Covid, tra i quali vertigini, nausea, perdita di appetito, brividi, nebbia cerebrale, dolore al petto e formicolio al viso. Le sue condizioni sono sensibilmente migliorate dopo aver ricevuto il vaccino di Pfizer. “Sto meglio, mi sento meglio. Non sono al 100 percento come nei giorni pre-COVID, ma ci sono vicina”, ha dichiarato la donna all'Huffington Post.

Non ci sono soltanto le testimonianze dirette dei pazienti. In un'intervista su The Verge, ad esempio, lo specialista di malattie infettive Daniel Griffith dell'Università Columbia di New York ha affermato che circa il 30 percento dei suoi pazienti colpiti da Long COVID si sente meglio dopo aver ricevuto il vaccino. C'è anche una piccola ricerca a evidenziare i benefici di questo farmaco. Nello studio “Are vaccines safe in patients with Long COVID? A prospective observational study” guidato da scienziati britannici dell'Università di Bristol è stato osservato che, a un mese di distanza dalla vaccinazione con il BNT162b2 di Pfizer-BioNTech e il ChAdOx1 nCoV-19 di AstraZeneca-Oxford-Irbm, i pazienti hanno avuto “un piccolo miglioramento complessivo dei sintomi della Long COVID”. La ricerca è stata caricata sul database online MedrXiv ma non è ancora stata sottoposta a revisione paritaria (dunque è ancora in attesa di pubblicazione su una rivista scientifica).

Al momento si tratta solo di indicazioni positive molto incoraggianti, ma dovranno essere condotti studi più approfonditi per sapere se effettivamente la vaccinazione possa essere utile anche contro gli strascichi della COVID-19. Secondo gli esperti, infatti, l'inoculazione del vaccino potrebbe garantire un potente effetto placebo, per tutto ciò che rappresenta dopo oltre un anno di sofferenze, privazioni, lutti e stravolgimenti nella propria vita quotidiana. Soprattutto per quelle persone che hanno dovuto combattere a lungo con la malattia e ne portano ancora i segni a molti mesi dal contagio.

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