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Il volo spaziale ha cambiato il DNA degli astronauti gemelli: non sono più identici

Dopo un anno trascorso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, il DNA dell’astronauta Scott Kelly è cambiato rispetto a quello del fratello gemello Mark, rimasto a Terra. Ecco cos’è successo.
A cura di Andrea Centini
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Il DNA dell'astronauta americano Scott Kelly, dopo un anno trascorso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ha subito alcune interessanti modifiche rispetto a quello del fratello gemello Mark, anch'egli astronauta della NASA e per l'occasione rimasto sulla Terra. I due sono stati coinvolti nel programma “Twin Study” dall'ente aerospaziale proprio per valutare gli effetti del volo nello spazio sul DNA, e i primi dati preliminari indicano importanti e inaspettate ripercussioni sull'espressione genica di Scott. I genomi dei due gemelli sono probabilmente i meglio conosciuti dell'intero pianeta, dato che a studiarne le minime variazioni vi sono ben dodici distinte università, coordinate dal genetista di fama internazionale Christopher Mason della Cornell University di New York.

Il dettaglio più interessante rilevato risiede nella lunghezza dei telomeri, le porzioni finali dei cromosomi, che in Scott si sono allungati: “Questo dato è esattamente l'opposto di quello che ci saremmo aspettati”, ha sottolineato la dottoressa Susan Bailey, biologa presso la Colorado State University di Fort Collins. L'accorciamento dei telomeri è un effetto strettamente connesso ai processi naturali dell'invecchiamento e alla longevità, per questa ragione i ricercatori vogliono vederci chiaro su cosa possa essere accaduto all'astronauta durante la permanenza in orbita.

Gli altri valori relativi alla metilazione del DNA e all'espressione genica di Scott sono in linea con una condizione di stress, che secondo i ricercatori sarebbe legata al consumo costante di cibo liofilizzato e al sonno ‘disturbato' dall'assenza di gravità, tuttavia per avere un'idea più chiara sarà necessario valutare più attentamente i dati ricevuti: “Sono così freschi – ha sottolineato Christopher Mason – che alcuni di essi sono appena usciti dalle macchine per il sequenziamento”. I dettagli dello studio preliminare sono stati pubblicati su Nature.

[Foto di NASA]

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