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Il virus di una nuova influenza aviaria infetta l’uomo (ma per ora non è un problema)

Il ceppo H5N8 isolato in un focolaio in Russia non preoccupa gli esperti dell’OMS che giudicano “basso” il rischio di trasmissione da persona a persona. Il potenziale pericolo e i sette casi di infezione segnalati negli operatori di un allevamento di pollame di Astrachan hanno però fatto scattare un campanello d’allarme in parte della comunità scientifica: “Il virus potrebbe mutare e acquisire la capacità di diffondersi tra gli umani”.
A cura di Valeria Aiello
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Lo scorso febbraio la Russia ha segnalato la prima infezione umana in assoluto da virus dell’influenza aviaria H5N8 in sette operatori di un allevamento di pollame di Astrachan, una delle principali città a Sud del Paese, dove si è registrato un focolaio di infezione negli uccelli nel dicembre 2020. Nell’allevamento sono morte oltre centomila galline su 900mila in totale e l’epidemia negli animali è stata confermata dal laboratorio di riferimento dell’Organizzazione Mondiale per la Salute animale (OIE) e dal Centro russo per la salute animale (FGBI-ARRIAH).

Le autorità sanitarie hanno rapidamente avviato tutte le misure per contenere il focolaio e, oltre alle operazioni in azienda, hanno comprovato l’esposizione al virus negli umani con test sierologici, i cui risultati erano indicativi di una recente infezione. I sette lavoratori sono rimasti asintomatici e nessuno di loro ha mostrato segni clinici della malattia. Tuttavia, riporta il New York Times, l’infezione è stata confermata dal sequenziamento genetico del virus solo in uno di questi sette casi.

Il rischio di infezione da H5N8 divide gli esperti

Il potenziale pericolo rappresentato dal nuovo virus e il salto di specie agli esseri umani hanno fatto scattare un campanello d’allarme in parte della comunità scientifica. Secondo quanto riportato su Science Speaks da Daniel Lucey, ricercatore senior e professore di malattie infettive alla Georgetown University di Washington, un funzionario della sanità pubblica russa ha affermato che “il virus H5N8 potrebbe mutare e acquisire la capacità di essere trasmesso da uomo a uomo”. Una possibilità “preoccupante” per il professor Lucey, che è stata un promemoria del fatto che il coronavirus della pandemia di Covid-19 non è il solo microrganismo a minacciare gli umani.

Tuttavia, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il rapporto sui casi di influenza aviaria in Russia, non ha inquadrato l’evento come particolarmente allarmante, giudicando che “il rischio di trasmissione da uomo rimane basso”.

Diversi altri scienziati hanno affermato di non ritenere che l’infezione da virus H5N8 negli umani sia “motivo di preoccupazione”. Tra questi Florian Krammer, professore di vaccinologia della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che ha affermato di essere più preoccupato da altri virus dell’influenza aviaria (come H5N1) che si sono già dimostrati pericolosi per le persone. Un altro virus dell’influenza aviaria, H7N9, ha già infettato l’uomo nel 2013 e, da allora, sono stati segnalati più di 1.500 casi e oltre 600 decessi. Dal 2017 ci sono stati solo tre casi confermati, nei quali il virus ha mostrato di non trasmettersi facilmente da persona a persona.

Ad ogni modo, è sempre possibile che qualsiasi virus possa mutare ed evolvere nella trasmissione da uomo a uomo, oltre a diventare più pericoloso. Il nuovo virus dell’influenza aviaria H5N8 avrebbe comunque entrambi gli ostacoli da superare. Pertanto, rispetto al rischio rappresentato da altre minacce virali, il professor Krammer si è detto “non preoccupato”.

Un altro esperto, il professore Richard Webby della St. Jude Graduate Scholl of Biomedical Sciences e direttore del Collaborating Center for Studies on the Ecology of Influenza in Animals and Birds dell’OMS, ha affermato che tutti i virus H5 sono fonte di preoccupazione perché alcuni di loro hanno infettato e ucciso le persone. Ma, ha aggiunto, che questi virus “hanno tutti lo stesso tipo di capacità di legame con le cellule umane, che è limitata”. Il professor Webby ha anche precisato che, sebbene sette infezioni siano sicuramente preoccupanti, solo una è stata confermata. “I test degli altri sei hanno coinvolto tamponi nasali e test degli anticorpi nel sangue. Nelle persone senza sintomi – ha detto Webby – i tamponi nasali possono semplicemente indicare che avevano inalato il virus. Ciò non significa che li avesse infettati”.

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