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Covid 19

Il vaccino di Johnson & Johnson efficace contro la variante Delta, anche a 8 mesi dall’inoculazione

Grazie a due differenti studi la casa farmaceutica Johnson & Johnson ha dimostrato che il suo vaccino anti Covid monodose non solo ha un’elevata attività neutralizzante contro la variante Delta (ex indiana), maggiore di quella evidenziata contro la variante Beta (ex sudafricana), ma che tale efficacia perdura anche a otto mesi dalla somministrazione.
A cura di Andrea Centini
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Il vaccino anti Covid di Johnson & Johnson ha un'elevata attività neutralizzante anche contro la variante Delta, il lignaggio del coronavirus SARS-CoV-2 che attualmente sta preoccupando di più gli esperti. Lo ha annunciato il colosso farmaceutico americano in un comunicato stampa, sulla base dei risultati di due diversi studi in pre-stampa, uno dei quali è stato già approvato per la pubblicazione su una rivista scientifica. Dalle nuove indagini è emerso anche che gli anticorpi indotti dal vaccino a singola dose Ad26.COV2.S o JNJ-78436735 – sviluppato da Janssen Pharmaceutica e Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) – sono in grado di neutralizzare la variante Delta (o ex seconda indiana B.1.617.2) anche a otto mesi dalla somministrazione. In altri termini, chi ha ricevuto il vaccino di Johnson & Johnson risulterebbe protetto dalla famigerata variante di preoccupazione anche molti mesi dopo l'inoculazione.

Naturalmente non va dimenticato che l'efficacia di un qualsiasi vaccino – compresi quelli anti Covid – non è mai pari al 100 percento. Ad esempio, durante i trial clinici è stato dimostrato che i vaccini a RNA messaggero di Pfizer-BioNTech e Moderna-NIAID hanno mostrato un'efficacia contro la COVID-19 sintomatica attorno al 95 percento, mentre il monodose di Johnson & Johnson si è attestato al 66 percento. Sebbene i numeri parlino chiaro, va comunque tenuto presente che quest'ultimo è stato testato quando erano già in circolazione diverse varianti di preoccupazione con mutazioni di fuga immunitaria (in grado di ridurre l'efficacia degli anticorpi), inoltre si basa su una tecnologia differente – il vettore adenovirale, come il Vaxzevria di AstraZeneca – che stimola il sistema immunitario in modo specifico. Pertanto fare paragoni diretti tra i freddi numeri non è semplice né immediato. Ciò che conta, come indicato da Johnson & Johnson, è la prolungata protezione anche dalla variante Delta, attualmente dominante nel Regno Unito – dove provoca oltre il 95 percento dei contagi – e in rapida ascesa in Europa e negli Stati Uniti.

Nel primo dei due studi presentati a biorXiv giovedì 1 luglio gli scienziati hanno testato l'attività neutralizzante degli anticorpi di otto partecipanti vaccinati in seno studio di Fase 3 “ENSEMBLE”. Dalle analisi è emerso che l'attività anticorpale contro la variante Delta è risultata essere persino più efficace di quella dimostrata contro la variante Beta, ex variante sudafricana B.1.351. Il vaccino di Johnson & Johnson era stato testato proprio in Sud Africa, dove aveva mostrato una protezione elevatissima contro la COVID-19 grave e fatale. Nel secondo studio, condotto da scienziati del Beth Israel Deaconess Medical Center coordinati dal professor Dan Barouch, è stato dimostrato che sia la risposta anticorpale che quella cellulare indotte dal vaccino sono durate almeno otto mesi, con un aumento progressivo degli anticorpi e la forte produzione di cellule T (in particolar modo di cellule T CD8+), che sono specializzata nella caccia e nella distruzione delle cellule già infettate dal patogeno pandemico.

“I dati attuali su otto mesi mostrano che il vaccino COVID-19 a iniezione singola di Johnson & Johnson genera una forte risposta anticorpale neutralizzante che non diminuisce; piuttosto, osserviamo un miglioramento nel tempo. Inoltre, osserviamo una risposta immunitaria cellulare persistente e particolarmente robusta e duratura”, ha dichiarato in professor Mathai Mammen, dirigente ricercatore presso Janssen Research & Development, sezione di Johnson & Johnson responsabile della creazione del vaccino. “Riteniamo che il nostro vaccino offra una protezione duratura contro la COVID-19 e susciti un'attività neutralizzante contro la variante Delta. Ciò si aggiunge al solido corpo di dati clinici che supportano la capacità del nostro vaccino a iniezione singola di proteggere da molteplici varianti di preoccupazione”, gli ha fatto eco Paul Stoffels, vicepresidente del comitato esecutivo e direttore scientifico di Johnson & Johnson. La società americana ha deciso di divulgare i risultati degli studi prima della pubblicazione poiché molte persone vaccinate con l'Ad26.COV2.S iniziavano a domandarsi quanto fossero protette dalla variante emersa in India. Sebbene i risultati siano rassicuranti, diversi esperti hanno iniziato a raccomandare un richiamo per potenziare per l'efficacia protettiva proprio contro la variante Delta, caratterizzata da una trasmissibilità superiore (fino al 60 percento), da una potenziale maggiore aggressività e capacità elusive.

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