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Covid 19

Il vaccino di Astrazeneca comporta un lieve aumento del rischio di disturbi emorragici

Lo rileva un team di ricerca britannico in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine in seguito all’analisi dei dati sulle condizioni di salute di oltre due milioni e mezzo di vaccinati con la prima dose del siero anti-Covid in Scozia.
A cura di Valeria Aiello
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La prima dose del vaccino anti-Covid di Astrazeneca è associata a un lieve aumento del rischio di sviluppare un disturbo emorragico causato dalla diminuzione del numero di piastrine, noto come trombocitopenia immune (o Immune Thrombocytopenic Purpura, ITP). Lo ha rilevato un team di ricerca britannico in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine in seguito all’analisi dei dati sulle condizioni di salute di 2,53 milioni di adulti vaccinati in Scozia, di cui 1,71 milioni hanno ricevuto la prima dose del siero sviluppato dall’Università di Oxford e 820mila quello prodotto da Pfizer-BionTech. L’indagine non ha rilevato un aumento del rischio di eventi di trombocitopenia, tromboembolici venosi o emorragici per il vaccino di Pfizer-BioNTech.

Astrazeneca associato a un aumento del rischio di emorragie

Il vaccino di Astrazeneca, già oggetto di decisioni contrastanti da parte delle Agenzie del farmaco internazionali (non è stato autorizzato per l’uso negli Stati Uniti ma è stato approvato dall’Agenzia europea dei Medicinali (EMA) nonché dal Regolatore britannico (MHRA) e dagli enti di altri Paesi extra-europei), è al centro delle preoccupazioni sulla sicurezza in seguito a rari casi di trombosi associati a carenza di piastrine nei più giovani, soprattutto donne, che hanno portato diverse autorità a limitare l’uso a determinate fasce di età o a sospendere del tutto le somministrazioni.

La nuova analisi, guidata da Aziz Sheikh dell’Università di Edimburgo, non ha però osservato un’associazione tra questi eventi tromboembolici e la vaccinazione, evidenziando invece un rischio “importante ma molto raro” di trombocitopenia immune, una reazione di fatto opposta alla formazione di trombi come evento avverso post-vaccinazione. “Il nostro studio – indicano i ricercatori – suggerisce che potrebbe esserci un aumento del rischio di questo evento avverso molto raro per il vaccino di Astrazeneca, che è simile a quello di altri vaccini, inclusi quelli contro l’epatite B; morbillo, parotite e rosolia; e l’influenza”.

In termini di incidenza, si tratta di 1,13 casi di trombocitopenia immune su 100mila vaccinazioni. La condizione, determinata dalla formazione di anticorpi che distruggono le piastrine presenti nell’organismo, può manifestarsi con sintomi improvvisi oppure graduali, con primi segni di diminuzione della conta piastrinica che possono dare luogo a sanguinamento cutaneo – spesso compaiono minuscoli puntini rossi (petecchie sulla cute delle gambe e traumi di lieve entità possono provocare lividi (ecchimosi o porpora nero-bluastri). Nei casi più gravi, si possono perdere grandi quantità di sangue nel tratto digerente oppure sviluppare emorragie cerebrali potenzialmente letali.

Questo rischio molto piccolo è importante, ma deve visto nel contesto dei benefici molto chiari del vaccino” aggiungono i ricercatori, programmando l’aggiornamento dell’analisi con l’estensione della campagna vaccinale e la disponibilità di nuovi vaccini. “Abbiamo inoltre in programma di estendere i nostri sforzi di farmacovigilanza per valutare gli esiti delle seconde dosi di questi e altri vaccini”.

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