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Covid 19

Il vaccino Curevac sconfitto dalle varianti, efficace solo al 48%

I risultati finali della sperimentazione, marginalmente migliori dei dati preliminari che indicavano una protezione del 47% da forme sintomatiche di Covid di qualsiasi gravità, sono stati annunciati dall’azienda tedesca sviluppatrice del vaccino a mRna che, in collaborazione con GSK, ha già messo a punto una nuova formulazione basata su materiale genetico della variante Beta (ex sudafricana) che verrà testato sull’uomo a partire dal terzo trimestre del 2021.
A cura di Valeria Aiello
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Dimostrare un’elevata efficacia in un contesto di ampia diversità di varianti virali può rivelarsi una sfida insostenibile per vaccino anti-Covid basato sul virus originario. È andata così per la formulazione “CVnCoV” dell’azienda tedesca Curevac che ha annunciato i risultati finali della sperimentazione clinica del suo candidato vaccino di prima generazione.

Il siero, sviluppato con la tecnologia dell’RNA messaggero come quello delle rivali Pfizer/BionTech e Moderna, ha dimostrato di essere efficace solo al 48% in tutti i gruppi di età, raggiungendo un risultato marginalmente migliore di quello riportato nell’analisi preliminare di due settimane fa e che indicava una protezione del 47% dalla malattia sintomatica di qualsiasi gravità. Il dato, spiega la casa farmaceutica in un comunicato, ha risentito di “un ambiente di studio senza precedenti, con 15 diverse varianti virali circolanti al momento dell’analisi finale”.

Nella fascia di età compresa tra i 18 e i 60 anni, il vaccino ha tuttavia dimostrato migliore effetto protettivo, con un’efficacia del 53% contro la malattia sintomatica di qualsiasi gravità. In questo stesso gruppo di età è stata inoltre calcolata una protezione del 77% dalla malattia moderata e grave e del 100% dal rischio di ospedalizzazione e morte.

Dall’analisi dei casi di Covid-19 registrati negli under 60 è emerso che circa l’86% delle infezioni era dovuto a versioni mutate del coronavirus, di cui il 51% causato da varianti di preoccupazione (VOC, variant of concern) e il 35% da varianti di interesse (VOI, variant of interest). Tra queste ultime, si sono verificate infezioni da variante Lamba, emersa per la prima volta in Perù (circa 21% dei casi) e da ceppo B.1.621 identificato per la prima volta in Colombia (circa 14%). Solo il 3% dei casi è stato causato dal ceppo originario di Sars-Cov-2.

Nel complesso, la sperimentazione – uno studio di fase 2b/3 (HERALD study) che ha coinvolto circa 40mila volontari in dieci Paesi dell’America Latina e dell’Europa, ha confermato un buon profilo di sicurezza e tollerabilità del vaccino. I dati completi sono stati messi a disposizione dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) nell’ambito del dialogo in corso con il regolatore dei farmaci dell’UE.

In questa analisi finale – ha affermato l’amministratore delegato di Curevac, Franz-Werner Haas – CVnCoV ha mostrato di poter dare un forte contributo alla salute pubblica nel proteggere al 100% i partecipanti allo studio nella fascia di età dai 18 ai 60 anni contro il ricovero e la morte e al 77% contro le malattie moderate e gravi. Riteniamo che questo profilo di efficacia sia un contributo importante nel controllo della pandemia di Covid-19 e delle varianti del virus”.

Parallelamente, in collaborazione con GSK, Curevac sta sviluppando candidati vaccini a mRNA di seconda generazione che si basano su potenziali varianti virali  sotto forma di sieri multivalenti e vaccini combinati per una possibile protezione contro diverse malattie infettive. Tra questi, il candidato vaccino CV2CoV sviluppato per rispondere alle caratteristiche della variante Beta (ex sudafricana), per cui sono stati recentemente pubblicati i risultati della sperimentazione preclinica su Nature Communications. L’avvio della sperimentazione clinica è prevista nel terzo trimestre del 2021, con l’obiettivo di rendere il siero disponibile nel 2022 previa approvazione normativa.

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