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Il tempo vola mentre invecchiamo e finalmente sappiamo il perché

Il professor Adrian Bejan dell’Università Duke (Stati Uniti) ha proposto una nuova e affascinante teoria per spiegare la sensazione del tempo che “vola” mentre invecchiamo. Secondo lo studioso è legata ai cambiamenti fisici delle nostre reti neurali, che diventando più grandi, complesse e degradate a causa dell’età, rallentano i segnali elettrici che giungono al cervello. Poiché si elaborano meno immagini mentali nello stesso lasso di tempo rispetto alla gioventù, da adulti abbiamo la sensazione che il tempo scorra molto più velocemente.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Bru-nO
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La sensazione che il tempo passi molto più velocemente mentre invecchiamo è legata al cambiamento fisico nelle nostre reti di neuroni, che diventando sempre più complesse, grandi e degradate rallentano il passaggio dei segnali elettrici. In parole semplici, a causa di questo ostacolo fisico dovuto all'età le immagini giungono al cervello più lentamente, e poiché sono proprio le immagini a scandire lo scorrere del tempo nella mente umana, potendone elaborare sempre di meno rispetto alla gioventù abbiamo la sensazione che il tempo passi più in fretta.

Tempus fugit. A ipotizzare che sono proprio i cambiamenti fisici nel nostro organismo a “regalarci” questa strana sensazione è stato il professor Adrian Bejan, docente presso il Dipartimento di ingegneria meccanica e scienze dei materiali della prestigiosa Università Duke di Durham, Carolina del Nord (Stati Uniti d'America). Lo studioso ha sottolineato che le persone sono spesso sorprese di quanto fossero lunghe le “giornate” della loro giovinezza, ma in realtà non stavano facendo esperienze più profonde o significative rispetto a quelle dell'età adulta, semplicemente esse venivano elaborate molto più velocemente.

Movimento degli occhi. Per mostrare come il cervello degli anziani elabori meno immagini mentali rispetto a quello dei giovani, il professor Bejan ha fatto l'elegante esempio dei neonati. Gli occhi degli infanti si muovono infatti con una frequenza molto superiore rispetto a quella degli adulti, proprio perché in quella fase della vita si acquisiscono ed elaborano un numero enorme di informazioni, fondamentali per plasmare le reti neurali e le sinapsi alla base del sistema nervoso.

Immagini mentali. “La mente umana percepisce il tempo che passa quando le immagini percepite cambiano”, ha dichiarato il professor Bejan. “Il presente è diverso dal passato perché la visione mentale è cambiata, non perché suona l'orologio di qualcuno. I giorni sembravano durare più a lungo in giovinezza perché in un giorno la mente giovane riceve più immagini rispetto alla stessa mente durante la vecchiaia”. I dettagli sull'affascinante studio “Perché i giorni sembrano più brevi quando diventiamo più vecchi” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica European Review.

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