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Il telescopio Kepler messo in ibernazione dalla NASA: perché la caccia ai pianeti è a rischio

La NASA ha annunciato di aver ‘messo a dormire’ il telescopio spaziale Kepler, lo strumento che ha scoperto circa il 70 percento dei pianeti extrasolari. Il riposo forzato del cacciatore di esopianeti si è reso necessario poiché non si conoscono gli esatti quantitativi di carburante, che sono bassi. Il futuro della missione è a rischio.
A cura di Andrea Centini
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Il telescopio spaziale Kepler, celebre ‘cacciatore di pianeti' lanciato in orbita nel 2009, è stato posto in ibernazione dagli ingegneri della NASA. A causa dei bassi livelli di carburante, non noti con precisione, c'è infatti il rischio concreto che la sua ambiziosa missione possa non proseguire. Fortunatamente nel corso di agosto gli scienziati americani sono riusciti a scaricare tutti i dati raccolti dal telescopio durante la sua ultima campagna osservativa, la diciottesima da quando è stata avviata la missione K2, per questo hanno deciso di ‘mandarlo a dormire' per studiare la situazione, nella speranza di poterlo riaccendere e fargli continuare il suo prezioso lavoro tra le stelle.

Kepler, del resto, non è un telescopio spaziale qualsiasi. È proprio grazie a questo strumento che gli astronomi hanno identificato oltre il 70 percento di tutti gli esopianeti (pianeti al di fuori del Sistema solare) scoperti fino ad oggi, circa 4mila, parte dei quali ancora da confermare. Grazie ai suoi sensibilissimi sensori, il telescopio individua i corpi celesti attraverso il metodo del transito, cioè analizzando le piccole eclissi che essi lasciano sulle loro stelle di riferimento. In pratica, osserva le variazioni di illuminazione su un astro e da esse determina la presenza o meno degli esopianeti, oltre che alcuni dei loro parametri.

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Nonostante l'abbondanza di pianeti identificati e delle scoperte che arriveranno in futuro grazie ai dati raccolti, quella di Kepler è una missione già segnata dalla sfortuna. Nel 2013, a causa di un guasto al giroscopio che permetteva al telescopio di allinearsi, è saltato il sistema di puntamento e gli scienziati non hanno più potuto inquadrare i bersagli desiderati. Così si concluse prematuramente la missione K1, sostituita tempo dopo dalla K2, quando gli ingegneri riuscirono a trovare un metodo alternativo (e meno preciso) di puntamento sfruttando la pressione solare per la stabilizzazione. I pianeti confermati scoperti da Kepler sono 2652, dei quali 325 in seno alla fase K2. Ora, a causa dei suddetti problemi di carburante, non è sicuro se potrà proseguire nelle sue ‘battute di caccia'.

La NASA ha annunciato che sta vagliando “una vasta gamma di opzioni per i prossimi passi”, ma non è detto che Kepler riuscirà di nuovo a completare una campagna osservativa e soprattutto a inviare i dati raccolti sulla Terra. Per questo complesso processo, infatti, ci sono brevi finestre temporali in cui tutte le sonde della NASA fanno la ‘fila' e attendono il proprio turno per comunicare. La speranza è che Kepler possa continuare a stupirci con la scoperta di nuovi e affascinanti mondi alieni.

[Credit: NASA]

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