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Il sogno lucido può essere indotto con una piccola stimolazione elettrica

Alcuni scienziati hanno osservato come una lieve “scarica” possa avere effetti sul cervello del dormiente, influendo sulla sua attività onirica.
A cura di Nadia Vitali
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Cos'è un sogno lucido? Un miraggio rincorso da molti uomini, una potenziale via di fuga dagli incubi, un modo per discendere nelle profondità che più ci sono oscure della nostra mente: nella pratica un sogno lucido è quel che accade quando il dormiente si rende conto di essere nel pieno della propria attività onirica e diviene abile a manipolare il contenuto del proprio sogno, fino ad influire sulla storia, riuscendo al contempo ad avere controllo sul proprio comportamento. Non a niente a che vedere con l'OBE, acronimo che sta per Out of Body Experience, con il quale si indica il viaggio astrale, ossia l'uscita della propria anima dal corpo: il sogno lucido a cui facciamo riferimento designa semplicemente la presa di coscienza del proprio stato di dormiente e, dunque, la capacità di esplorare e manipolare il sogno. Esiste anche una tecnica, nota come onironautica, che promette, a chi sappia coltivarla ed impararla per bene, di riuscire a prendere il timone dei propri sogni notturni, muovendosi in quell'universo che, il più delle volte, al nostro risveglio ci appare incomprensibile e misterioso ma terribilmente intrigante. Un recente studio, però, sembra essere vicino a riuscire nell'impresa, questa volta ricorrendo all'aiuto della tecnologia e non soltanto della mente umana e della sua capacità di concentrazione.

Sogni lucidi in laboratorio

Il sogno ha sempre affascinato non soltanto gli scienziati ma anche artisti e scrittori
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Un gruppo di scienziati ha infatti verificato come sia possibile indurre sogni lucidi a chi sta dormendo soltanto grazie ad una piccola scossa elettrica che, attraverso degli elettrodi posti sul cuoio capelluto, può essere indirizzata sul cervello: la scoperta è frutto del lavoro dei neuroscienziati tedeschi, guidati dalla psicologa Ursula Voss della J. W. Goethe-University Frankfurt, ed è stata resa nota attraverso un paper pubblicato da Nature neuroscience. La dottoressa Voss si dedica da anni allo studio delle caratteristiche del sonno e del sogno in esso racchiuso: alcune sue ricerche precedenti l'avevano portata ad affermare che il sogno lucido è uno stato mentale unico che mostra contemporaneamente aspetti della fase REM del sonno (ossia quella più profonda in cui l'attività onirica è al massimo e gli occhi si muovono freneticamente dietro le palpebre chiuse) e lo stato di veglia. Nell'esaminare gli impulsi cerebrali dei dormienti era stato dimostrato, infatti, come l'attività del sogno lucido comportasse un'attività cerebrale delle aree frontali e temporali molto simile a quella dello stato di veglia, nonostante il soggetto stesse dormendo, con un picco di incremento misurato intorno ai 40 Hertz. Con il nuovo studio, la dottoressa Voss e il suo team hanno dimostrato come sia possibile indurre il sogno lucido somministrando una stimolazione elettrica nella forma di corrente alternata dalla medesima frequenza.

Per arrivare a questo risultato è stato condotto un esperimento su 27 volontari, nessuno dei quali aveva prima di allora avuto esperienza di sogni lucidi. Gli scienziati facevano addormentare i partecipanti, aspettavano che arrivasse la fase REM per poi applicare la stimolazione elettrica di bassa intensità attraverso elettrodi posti in corrispondenza delle aree frontali e temporali: l'impulso veniva trasmesso ad una varietà di frequenze compresa tra 2 e 100 Hertz, non conosciuta né al dormiente né allo scienziato. Dopo alcuni secondi, i volontari venivano svegliati e si chiedeva loro di raccontare il contenuto dei sogni, mentre l'attività cerebrale continuava ad essere monitorata come durante tutto il corso dell'esperimento. Alla fine, la frequenza dei 40 è risultata essere effettivamente la più adatta, poiché solo questa causava un incremento nell'attività frontale e temporale, inducendo quindi uno stato di lucidità nei sognatori: a tale frequenza corrispondono le onde gamma caratterizzanti, non a caso, stati di tensione e allerta.

Applicazioni pratiche?

Allan Hobson della Harvard Medical School, tra gli autori dell'articolo, ha spiegato che la scoperta potrebbe avere delle applicazioni nel campo della ricerca psichiatrica: è chiaro, infatti, come la comprensione di meccanismi complessi come quelli che sono alla base dei nostri sogni potrebbe essere una chiave utilissima per aprire nuove impensate strade con le quali orientarsi nel mondo confuso dei disordini psichici. Soprattutto, però, la capacità di poter pilotare i propri sogni (oltre ad essere un gioco che a molti potrebbe apparire interessante) può essere di grande aiuto nei soggetti affetti da disturbo post-traumatico da stress, nei quali molto spesso gli incubi notturni si presentano in maniera ricorrente, aggravando ulteriormente le condizioni del paziente, in un pericoloso circolo vizioso.

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