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Il sogno di poter leggere i sogni

Decodificare immagini e contenuti della propria attività onirica: un’idea fantascientifica che sembra prendere forma sempre più negli esperimenti di un gruppo di studiosi giapponesi.
A cura di Nadia Vitali
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leggere sogni


Chi non hai mai provato il desiderio di addentrarsi coscientemente in quella regione oscura e nebbiosa che è la propria attività onirica, al fine di conoscerne i segreti? Ebbene, in un futuro non troppo lontano, quella che è la più intima, personale nonché inafferrabile espressione delle proprie pulsioni, frustrazioni, sentimenti e ricordi, potrebbe diventare assai più comprensibile ai nostri occhi: addirittura visibile, grazie ad un dispositivo che promette di essere in grado di leggere i sogni di ciascuno.

Per il momento, in verità questa “macchina delle meraviglie”, che avrebbe fatto la gioia di Sigmund Freud e non solo, si presenta ancora come piuttosto rudimentale e riesce relativamente a districarsi nel regno confuso dell'oblio dove la nostra mente va a rifugiarsi allorché chiudiamo gli occhi. Ciononostante i suoi risultati stanno entusiasmando ed impressionando gli stessi ricercatori che, ormai, lavorano da tempo a questo “visionario” progetto; pochi mesi fa, infatti, avevano già illustrato i propri primi successi nella decifrazione dei sogni al meeting annuale della Society for Neuroscience, tenutosi a New Orleans alla metà di ottobre. Ora un articolo pubblicato dalla rivista Science si sofferma sugli ultimi passi avanti nella medesima direzione.

Gli studiosi dell'ATR Computational Neuroscience Laboratories di Kyoto sostengono infatti di aver elaborato un modello in grado di predire con buona approssimazione il contenuto dell'attività onirica di tre volontari che hanno preso parte ad una singolare sperimentazione: per riuscire in quella che sembra un'impresa da pura fantascienza, hanno fatto ricorso alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), indispensabile per acquisire informazioni sui soggetti partecipanti mentre questi si dedicavano al sonno e, quindi inevitabilmente, ai propri sogni. Tali dati venivano poi messi a confronto con le risposte cerebrali dei soggetti da svegli dinanzi a determinati stimoli visivi. L'esperimento procedeva così: ai volontari veniva chiesto di addormentarsi; successivamente, si provvedeva a svegliarli sistematicamente mentre erano ancora nei primi stadi del sonno, ovvero prima di entrare nella fase REM, quando gli occhi si muovono rapidamente e l'intero organismo è soggetto ad alterazioni che possono andare dall'irregolarità nel battito cardiaco alla riduzione del tono muscolare. Una volta destati, compito dei partecipanti era quello di narrare dettagli e caratteristiche delle proprie esperienze oniriche.

I racconti venivano confrontati con i differenti pattern di attività cerebrali individuati grazie alla tecnica di neuroimaging. In questo senso si è rivelato fondamentale anche il ricorso agli stimoli visivi da svegli per riuscire ad elaborare una sorta di griglia di corrispondenze: infatti un medesimo oggetto osservato nella realtà della veglia grazie ai propri occhi, o visualizzato dal cervello durante un sogno, attiva uno schema di attività dei neuroni molto simile. Ciò ha così consentito agli studiosi di mettere a punto una sorta di catalogo, o meglio una vasta banca dati, in cui ad una specifica reazione cerebrale andava correlata una determinata immagine, contrassegnata da una “etichetta” e da categorie di appartenenza: ad esempio, al tag “mamma” poteva essere associata l'etichetta “famiglia”. Il passo successivo è stata l'elaborazione di un modello predittivo computerizzato in grado di decriptare il contenuto dei sogni di ciascun individuo, monitorandone l'attività cerebrale con fMRI. Con soddisfazione, il gruppo guidato da Yukiyasu Kamitani afferma di aver raggiunto un'accuratezza pari al 75% nell'individuare l'oggetto dei sogni basandosi sulla risonanza magnetica funzionale: una percentuale troppo alta per immaginare che i risultati siano dovuti a dei casi fortunati.

Certamente è ancora troppo presto per poter annunciare la scoperta di un dispositivo realmente capace di leggere nella nostra mente quando essa è cullata dalle dolci braccia di Morfeo. Oltretutto gli stessi esperti sottolineano come i sogni presi in esame, che avvenivano durante le fasi di pre-REM, non vanno considerati sogni a pieno titolo: essi, infatti, trattano tutto ciò che è connesso alla memoria consapevole mentre è nel sonno REM che la memoria inconscia entra in azione, disegnando affascinanti scenari ed esperienze spesso inverosimili che sono la più segreta e talvolta incomprensibile espressione di noi stessi.

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