Il sangue dei draghi di Komodo può sconfiggere la resistenza ai farmaci: ecco perché
Ricercatori della George Mason University di Fairfax (Virginia) hanno scoperto nel sangue dei draghi di Komodo un cospicuo numero di frammenti proteici con proprietà antimicrobiche, una parte dei quali, una volta sintetizzati in laboratorio, è stata in grado di uccidere due cosiddetti “superbatteri”, ovvero quelli ritenuti più pericolosi poiché resistenti ai farmaci. Tenendo presente che l'antibiotico-resistenza rappresenta una vera e propria minaccia globale per la nostra specie, col rischio di decine di milioni di morti nei prossimi decenni, riuscire a individuare sostanze così efficaci può imprimere una vera e propria svolta nella realizzazione di farmaci efficaci.
La scelta dei draghi di Komodo (Varanun komodoensis) non è stata affatto casuale; questi enormi rettili, le lucertole più grandi del pianeta che arrivano a 3 metri di lunghezza per 70 chilogrammi di peso, sono infatti noti per avere nella loro bocca un mix di batteri (ben 57) estremamente tossici, che sfruttano a proprio vantaggio per cacciare. I draghi di Komodo, endemici di cinque isolotti indonesiani, tendono infatti devi veri e propri agguati alle loro prede, sferrando un potente e singolo morso, solitamente alle zampe. Le ferite inferte si infettano molto rapidamente, e i draghi seguono a distanza le proprie vittime sin quando non si accasciano, per poi divorarle. Questi animali sono inoltre estremamente territoriali e combattivi, soprattutto quando si battono per la riproduzione, sferrando ferite gravissime ai propri rivali. In questi casi, tuttavia, i draghi non muoiono per l'infezione, ma recuperano normalmente. Ciò è dovuto proprio alle peculiari sostanze presenti nel loro sangue, tecnicamente conosciute col nome di peptidi antimicrobici cationici (CAMPs).
Esse sono presenti anche nelle altre specie e rappresentano una componente fondamentale del sistema immunitario, “quella parte che ti tiene in vita nelle due o tre settimane necessarie per creare anticorpi contro un'infezione batterica”, ha sottolineato la ricercatrice Monique van Hoek, una delle autrici dello studio. Quelle dei draghi di Komodo sono particolarmente potenti, e sintetizzandone alcune in laboratorio, gli studiosi hanno scoperto che sette di esse sono molto efficaci contro Pseudomonas aeruginosa (ATCC 9027) e Staphylococcus aureus (ATCC 25923), due dei cosiddetti superbatteri. La speranza è che ricerche come questa sfocino nella creazione di farmaci salvavita in grado di sconfiggere l'antibiotico-resistenza. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Proteome Research.
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