Il rischio di contagio crolla 21 giorni dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Covid
A tre settimane di distanza dalla somministrazione della prima dose di vaccino anti Covid, il rischio di infettarsi col coronavirus SARS-CoV-2 inizia a calare sensibilmente. Com'è noto, del resto, non esiste alcun vaccino in grado di proteggere al 100 percento dal patogeno pandemico, inoltre la massima protezione la si ottiene a un paio di settimane di distanza dal richiamo. Oggi, grazie a un nuovo studio condotto dall'Office for National Statistics (ONS) del Regno Unito, è stato determinato che a 21 giorni dalla prima inoculazione si determina un vero e proprio crollo nel rischio di contagio.
Gli scienziati dell'ente statistico britannico si sono basati sui dati del Coronavirus (COVID-19) Infection Survey e hanno condotto l'indagine in stretta collaborazione con gli epidemiologi dell'Università di Oxford. Sono state integrate nello studio le informazioni relative a persone con un'età pari o superiore ai 16 anni che hanno ricevuto un vaccino anti Covid tra il 1 dicembre del 2020 e il 31 maggio del 2021 (autodichiarata o estrapolata dal database nazionale inglese). I vaccini coinvolti sono il Vaxzevria della casa biofarmaceutica britannico-svedese AstraZeneca e il BNT162b2/Tozinameran (nome commerciale Comirnaty) messo a punto dal colosso farmaceutico Pfizer in collaborazione con la società di biotecnologie tedesca BioNTech. La positività è stata confermata attraverso prelievi di campioni biologici con tamponi oro-rinofaringei e test PCR in laboratorio.
Incrociando tutti i dati è emerso che tra i 105.367 vaccinati con la prima dose di Pfizer, in 824 (0,8 percento) sono risultati positivi al coronavirus SARS-CoV-2, mentre tra i 92.572 vaccinati anche con la seconda dose i positivi sono stati 93 (0,1 percento). Per quanto concerne il vaccino di AstraZeneca, tra i 192.126 vaccinati con la prima dose sono risultati positivi in 653 (0,3 percento), mentre tra i 118.346 vaccinati anche con la seconda la positività è stata riscontrata in 61 (0,1 percento). Complessivamente, su 297.493 vaccinati con la prima dose in 1.477 (0,5 percento) hanno avuto un tampone positivo, mentre tra i 210.918 che hanno completato il ciclo vaccinale i positivi sono stati 154 (0,1 percento). Generalmente, spiega l'ONS, coloro che sono stati contagiati dopo il vaccino avevano meno probabilità di sviluppare sintomi e meno probabilità di presentare un'elevata carica virale rispetto ai positivi non vaccinati.
Per quanto concerne le tempistiche, il rischio di infezione è risultato aumentato dopo aver ricevuto la prima dose, con un picco massimo attorno ai 16 giorni dall'inoculazione, tuttavia è iniziato a crollare dopo 21 giorni, continuando a farlo progressivamente per tutto il periodo successivo. Secondo gli esperti ci sono diverse ragioni che possono spiegare l'aumento del rischio dopo la prima dose: l'esposizione al SARS-CoV-2 nei centri di vaccinazione; le modifiche nel proprio comportamento dopo aver ricevuto il vaccino (aver abbassato la guardia, in pratica) e la richiesta di un vaccino dopo essere stati esposti a persone positive. In molti casi si ritiene comunque che il contagio si sia verificato prima della vaccinazione e non dopo, tenendo presente che il periodo di incubazione del patogeno pandemico arriva a 14 giorni. Mediamente i vaccinati sono risultati positivi al giorno 21 (11 – 40 giorni).
Al momento nel Regno Unito si sta assistendo a un incremento significativo di contagi a causa della circolazione della variante Delta (ex seconda indiana), che sta circolando soprattutto tra soggetti giovani e non vaccinati. Sulla base di 110mila tamponi effettuati in tutta l'Inghilterra tra il 20 maggio e il 7 giugno, i casi di COVID-19 stanno raddoppiando ogni 11 giorni. La diffusione della variante Delta preoccupa soprattutto per la potenziale capacità elusiva nei confronti dei vaccini, sebbene i primi risultati siano incoraggianti. Ciò nonostante il governo di Boris Johnson ha deciso di rallentare la road map delle riaperture (il giorno della “liberazione” era previsto proprio il 21 giugno), al fine di monitorare l'andamento delle curve epidemiologiche legato alla diffusione del ceppo.