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Covid 19

Quanto la variante Delta riduce l’efficacia dei vaccini Covid

Nuovi dati sulla protezione nel mondo reale evidenziano che i vaccini di Pfizer e Astrazeneca hanno un’efficacia in parte ridotta – rispettivamente pari all’87,9% e al 59,8% dopo due dosi – nel proteggere dalle forme sintomatiche di Covid-19 causate dalla variante mutata del coronavirus. Più marcata la differenza dopo la prima dose, con un calo di circa il 17% rispetto alla variante Alpha.
A cura di Valeria Aiello
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Differenze “modeste”, soprattutto dopo due dosi: sono quelle riscontrate nell’efficacia dei vaccini anti-Covid nel Regno Unito, dove la variante Delta (B.1.617.2) del coronavirus Sars-Cov-2, nota anche come indiana, è ormai divenuta quella dominante, rappresentando il 96% dei casi di Covid-19 sequenziati al 7 giugno. In Italia, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità risalente al 18 maggio, si parla invece di una prevalenza dell’1% e del recente focolaio emerso in una palestra Virgin di Milano, dove è stato riscontrato almeno un caso di variante Delta in un sanitario già vaccinato con due dosi.

Un caso raro ma non inatteso, come suggerito anche dai dati britannici sulla protezione nel mondo reale che, per la prima volta, hanno indicato in termini numerici l’efficacia dei due principali vaccini in uso (di Pfizer-BioNTech e Astrazeneca) nel proteggere dalle forme sintomatiche di Covid-19 causate dalla variante Delta.

L'efficacia dei vaccini Covid contro la variante Delta

Le cifre, riportate dai ricercatori della Public Health England (PHE) in studio in preprint su MedRxiv (“Effectiveness of COVID-19 vaccines against the B.1.617.2”) evidenziano che due dosi dei vaccini di Pfizer-BioNtech e Astrazeneca hanno un’efficacia in parte ridotta nei confronti della variante Delta, sebbene la protezione complessiva sia comunque adeguata.

Nel dettaglio, i dati indicano che due dosi di Pfizer-BioNTech hanno un’efficacia media dell’87,9% (dal 78,2 al 93,2 percento) nel proteggere dalla malattia causata da variante Delta rispetto al 93,4% (da 90,4 a 95,5 percento) calcolato per la variante Alpha (inglese), dunque una riduzione media di 5,5 punti percentuali.

Analogamente, anche due dosi di Astrazeneca hanno mostrato un’efficacia ridotta, passata dal 66,1% (dal 54 al 75 percento) nei confronti della variante Alfa al 59,8% (28,9 al 77,3 percento) rispetto alla variante Delta, con una differenza media di 6,3 punti percentuali.

La differenza è risultata più marcata dopo una singola dose di vaccino e pari a una riduzione media del 17,6%, con dati simili per entrambi i sieri. Nel dettaglio, la protezione del 51,1% stimata per una dose rispetto ai casi di variante inglese è passata al 33,5% nei confronti della variante indiana.

Le differenze assolute nell’efficacia della prima dose supportano la scelta di massimizzazione la somministrazione di due dosi nelle fasce di popolazione più vulnerabili – affermano in conclusione i ricercatori – . Dopo due dosi di entrambi i vaccini sono state riscontrate solo modeste differenze nell’efficacia contro la variante B.1.617.2”.

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