Il polline può trasportare il coronavirus e aumentare il rischio di contagio all’aperto
Il polline può trasportare le particelle del coronavirus SARS-CoV-2 e aumentare il rischio di contagio all'aperto, in particolar modo quando le emissioni delle piante sono più abbondanti. Ciascun granello di polline, infatti, può caricare centinaia di particelle di un virus a RNA (acido ribonucleico) come il patogeno pandemico, inoltre, durante la stagione riproduttiva, gli alberi con più polline possono rilasciare anche 1.500 granelli per ogni metro cubo di aria. In determinate condizioni, come un party all'aperto vicino a un albero in piena emissione, in presenza di positivi al coronavirus il polline può dunque rappresentare un vero e proprio catalizzatore del contagio.
A determinare che il polline può favorire la trasmissione della COVID-19 (l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2) sono stati i due scienziati ciprioti Talib Dbouk e Dimitris Drikakis dell'Università di Nicosia, esperti di fluidodinamica che nel corso della pandemia hanno condotto diversi studi sull'impatto della trasmissione aerea. A maggio dello scorso anno, ad esempio, determinarono che un vento leggero compreso tra i 4 e i 15 chilometri orari (una brezza) è sufficiente per far viaggiare fino a 6 metri le goccioline respiratorie (droplet e aerosol) che espelliamo dalla bocca mentre tossiamo, starnutiamo o semplicemente parliamo e respiriamo. Ora hanno deciso di concentrarsi sui pollini, dopo aver trovato un'associazione tra i tassi di infezione da coronavirus SARS-CoV-2 e le Mappa nazionale delle allergie negli Stati Uniti. In parole semplici, i due studiosi hanno osservato che i picchi dei contagi erano concentrati proprio nelle aree più colpite dalle allergie (i pollini sono tra i principali catalizzatori), pertanto hanno voluto capire se il polline potesse giocare un ruolo nella trasmissione.
Per verificarlo hanno messo a punto sofisticati modelli computazionali e simulazioni in grado di mostrare come la trasmissione in un gruppo di persone può essere influenzata dalla vicinanza di un albero particolarmente carico di polline (un salice), durante la stagione primaverile. “Una delle sfide più significative è stata la ricreazione di un ambiente assolutamente realistico attorno a un salice maturo”, ha affermato il professor Dbouk. “Ciò includeva migliaia di foglie e particelle di granelli di polline, centinaia di steli e un raduno realistico di una folla di circa 100 individui a circa 20 metri dall'albero”, ha aggiunto l'esperto.
Attraverso le simulazioni, nelle quali sono stati contemplati parametri come umidità, temperatura e velocità del vento per replicare una tipica giornata primaverile negli Stati Uniti, i due ricercatori ciprioti hanno rilevato che il polline emesso dal salice impiega meno di un minuto per passare tra la folla. Nella simulazione sono stati inclusi 10mila granelli di polline. In presenza di positivi, a causa dello stretto legame che si instaura tra il polline e le particelle virali del SARS-CoV-2, il rischio di contagio può dunque aumentare in modo significativo, soprattutto per le persone più suscettibili. “Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che mostriamo attraverso la modellazione e la simulazione come i micrograni di polline nell'aria vengono trasportati da una leggera brezza, contribuendo alla trasmissione del virus aereo tra la folla all'aperto”, ha dichiarato il professor Drikakis.
Alla luce di questi risultati, i due scienziati suggeriscono che in caso di elevate concentrazioni di polline nell'aria e durante l'impollinazione in primavera potrebbe non essere sufficiente un distanziamento di 2 metri. Se si considera che l'obbligo di indossare le mascherine all'aperto sta cadendo in numerosi Paesi (in Italia è imminente), il rischio rilevato dallo studio può essere considerato ancora maggiore. I dettagli della ricerca “On pollen and airborne virus transmission” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Physics of Fluids.