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Il pinguino imperatore rischia di estinguersi entro il 2100 ed è solo colpa nostra

Analizzando l’impatto dei cambiamenti climatici sulle colonie di pinguini imperatori attraverso diversi scenari di emissioni, un team di ricerca internazionale guidato dal British Antarctic Survey ha determinato che, se continueremo a immettere gas a effetto serra al ritmo attuale, il 98 percento delle colonie e il 99 percento degli esemplari di questi magnifici uccelli si estinguerà entro il 2100.
A cura di Andrea Centini
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Tra gli animali più affascinanti della Terra vi sono indubbiamente i pinguini, uccelli incapaci di volare adattatisi così perfettamente alla vita marina da nuotare sott'acqua con un'eleganza e una rapidità strabilianti, risultando al contempo un po' goffi e poco aggraziati mentre si spostano sulla banchisa. Sebbene il ghiaccio non metta in evidenza le migliori doti “atletiche” dei pinguini, è indubbio che esso risulti fondamentale alla sopravvivenza della maggior parte delle specie di questi splendidi animali. Uno degli effetti più drammatici dei cambiamenti climatici è proprio lo scioglimento dei ghiacci, che oltre a innalzare il livello del mare – rischiando di far sparire sott'acqua intere isole, metropoli e regioni costiere – sta spazzando via l'habitat naturale di orsi polari, foche e una moltitudine di altri animali che vivono ai poli, pinguini compresi. Una delle specie più iconiche, il maestoso pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) che vive in Antartide, rischia di estinguersi o quasi entro il 2100 se non riusciremo a contenere l'aumento delle temperature (a 1,5° C) fissato negli Accordi di Parigi sul Clima.

A evidenziare il rischio per il pinguino imperatore è un nuovo studio internazionale condotto da scienziati del British Antarctic Survey di Cambridge, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centre for Earth Observation Science dell'Università di Manitoba (Canada), dell'Endangered Species Program degli Stati Uniti, del Centre d’Etudes Biologiques de Chizé (Francia) e di altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dall'ecologo marino Philip N. Trathan, sono giunti alle loro conclusioni stimando le conseguenze sulle colonie di pinguino imperatore in diversi scenari di emissioni di gas a effetto serra, alla base del riscaldamento globale. I ricercatori hanno determinato che il 98 percento delle colonie si estinguerà entro la fine del secolo se le emissioni di carbonio continueranno sul percorso attuale, mentre il numero di esemplari si ridurrà del 99 percento rispetto alle sue dimensioni storiche. Resterebbero dunque pochissimi superstiti, condannati all'estinzione funzionale e successivamente a quella totale.

I pinguini imperatori, i più grandi e grossi della famiglia (Sfeniscidi) dato che arrivano a 1,25 metri di altezza per 40 chilogrammi di peso, hanno bisogno di una distribuzione "ideale" del ghiaccio. Se ce ne fosse troppo i genitori dovrebbero percorrere troppa strada per tornare ai pulcini (dopo la pesca) e questi ultimi potrebbero morire di fame; se ce ne fosse troppo poco, d'altro canto, gli adulti avrebbero difficoltà a nidificare e i piccoli potrebbero morire annegati. Basti pensare a ciò che è accaduto ad Halley Bay, dove risiedeva la seconda più grande colonia di questi uccelli. Nel 2016 la piattaforma ghiacciata si distrusse e nell'evento morirono affogati 10mila giovani pinguini imperatori. Un'intera generazione spazzata via. Analoghi incidenti si verificarono anche nel 2017 e nel 2018, spingendo la maggior parte dei pinguini adulti a trasferirsi nella vicina colonia di Dawson Lambton. Ma il cambiamento climatico minaccia tutte le piattaforme ghiacciate e, in futuro, quando questi eventi si replicheranno a causa dell'inarrestabile scioglimento dei ghiacci, non ci saranno più luoghi dove fuggire o idonei alla nidificazione, portando così la specie sull'orlo della scomparsa.

Solo con una rapida e incisiva lotta al cambiamento climatico sarà possibile salvare il pinguino imperatore – protagonista del famoso film documentario “La Marcia dei Pinguini” – e gli altri animali adattatisi a vivere in un ambiente così estremo. Al momento la specie è classificata come “prossima alla minaccia” nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ma gli esperti dello US Fish and Wildlife Service hanno appena proposto di classificarla come “minacciata” sulla base dell'Endangered Species Act. Grazie a questa misura potranno essere intraprese nuove misure a tutela del pinguino imperatore, pur trovandosi al di fuori del territorio statunitense. Tuttavia, naturalmente, ciò non sarà sufficiente a salvarlo, se continueremo a immettere anidride carbonica e altri gas a effetto serra nell'atmosfera, senza virare in modo netto e deciso verso le energie rinnovabili. I dettagli sulla sorte dei pinguini sono stati pubblicati in un articolo su The Conversation e nella ricerca “The call of the emperor penguin: Legal responses to species threatened by climate change” pubblicata su Global Change Biology.

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