Il pianeta nano Cerere si starebbe restringendo: è pieno di crepe e fratture superficiali

Sulla superficie del pianeta nano Cerere sono state osservate fratture, creste, pendenze e scarpate che sembrano originate da attività di faglia, molto simili a quelle presenti su pianeti rocciosi come Mercurio e Marte. La presenza di queste strutture suggerisce che il corpo celeste, il più grande asteroide presente nella Fascia Principale tra il Pianeta rosso e Giove, si stia letteralmente restringendo. Si tratta di un fenomeno molto affascinante poiché si tratta di un oggetto di natura principalmente ghiacciata, mentre queste strutture superficiali si verificano nei corpi celesti rocciosi.
Missione Dawn. A scoprire le affascinanti caratteristiche della superficie di Cerere è stato un team di ricerca spagnolo guidato da scienziati della Facoltà di Scienze Geologiche presso l'Università Complutense di Madrid, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto di Scienze della Terra “Jaume Almera” di Barcellona, del Dipartimento di Fisica Applicata dell'Università di Cadice e del Centro europeo di astronomia spaziale (ESA / ESAC) di Villanueva. Gli scienziati, coordinati dal professor Javier Ruiz, docente presso il Dipartimento di Geodinamica dell'ateneo madrileno, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato a fondo i dati raccolti dalla sonda della NASA Dawn. La sonda, lanciata il 27 settembre 2007, raggiunse l'orbita di Cerere il 6 marzo del 2015 e iniziò a svelare molti dei segreti del pianeta nano. Grazie allo strumento italiano VIR, ad esempio, gli scienziati guidati dalla dottoressa Maria Cristina De Sanctis dell'Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) hanno scoperto grandi quantità di molecole organiche.
Le faglie. Analizzando i dati raccolti dalla sonda NASA Ruiz e colleghi hanno osservato somiglianze tra le fratture superficiali di Cerere con quelle rilevate su Mercurio e Marte, anche se sono sensibilmente più piccole. Secondo gli scienziati sono affini a quelle da attività di faglia legate ai processi di raffreddamento dei pianeti, con la roccia più vecchia spinta verso l'alto da quella più giovane. Come indicato, trattandosi di un corpo celeste fondamentalmente ghiacciato, è insolito trovare simili strutture al fianco di quelle generate dal criovulcanismo e l'impatto di meteoriti. La loro presenza suggerisce un restringimento del pianeta nano. Sono più visibili ai poli, ma gli scienziati non escludono che possa dipendere dalla maggiore luminosità dell'area. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.