Il paracetamolo andrà in pensione? Gli scienziati cercano nuovi farmaci per sostituirlo
Efferalgan, Tachipirina, Tachiflu: farmaci a cui si fa ricorso, assai spesso senza consultare prima il medico, quando si scatena un mal di testa o nel momento in cui i sintomi influenzali non danno tregua. Il principio attivo di questi medicinali, il paracetamolo, è in commercio da più di sessant'anni ma la sua fortuna sembra essere destinata ad un inesorabile declino.
Sì, perché il paracetamolo, preferito da una larga maggioranza di medici e pazienti, potrebbe essere mandato in pensione in un futuro non troppo lontano a causa dei danni, ufficialmente riconosciuti, che provoca nell'organismo, ormai valutati sproporzionati rispetto ai benefici. Un recente studio aveva già dimostrato come l'assunzione prolungata di dosi di paracetamolo anche di poco superiori a quelle consigliate dal medico poteva scatenare gravissimi effetti tossici.
Adesso alcuni ricercatori di Regno Unito, Francia e Svezia hanno annunciato, in un articolo pubblicato dalla rivista Nature, come gli scienziati sarebbero all'opera per cercare un'alternativa al vituperato principio attivo, con l'obiettivo di trovare una molecola che possa sostituirlo negli effetti terapeutici ma che non abbia controindicazioni tossiche su fegato e reni.
Gli studi attuali sarebbero tutti indirizzati verso la proteina TRPA1 presente sulla membrana plasmatica delle cellule; proprio su questo recettore agirebbe il paracetamolo, secondo quanto è stato dimostrato dai recenti esperimenti di laboratorio. Partendo da questa osservazione, gli studiosi sperano di giungere, in tempi rapidi, alla realizzazione di un farmaco che sia meno nocivo per l'organismo, pur conservando i benefici effetti analgesici ed antipiretici.