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Il nuovo segreto svelato del Sole spiega il comportamento del vento solare

Ricercatori britannici dell’Università Northumbria hanno dimostrato che le onde magnetiche della corona solare non originano dalla superficie della stella, ma vengono influenzate dalle onde sonore che scaturiscono dai moti turbolenti del plasma. Questa ‘firma’, che si riflette sul vento solare, potrebbe rappresentare una nuova costante fondamentale del Sole.
A cura di Andrea Centini
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Le onde magnetiche della corona del Sole reagiscono alle onde sonore provenienti dal cuore della stella, mostrando un comportamento molto diverso da quello teorizzato fino ad oggi. Poiché questa affascinante interazione – che è alla base del vento solare – comporta un range di frequenze molto preciso, per gli scienziati potrebbe trattarsi di una nuova costante fondamentale del Sole, ma non solo. Essa, infatti, potrebbe essere presente anche in altre stelle e potrebbe essere utile per caratterizzarle.

Studio britannico. A dimostrare che le onde magnetiche della porzione più esterna dell'atmosfera solare (la corona, appunto) manifestano un comportamento peculiare è stato un team di ricerca dell'Università Northumbria di Newcastle, nel Regno Unito. Gli scienziati, coordinati dal professor RJ Murton, docente presso il Dipartimento di Matematica, Fisica ed elettrotecnica dell'ateneo britannico, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati del Sole raccolti nell'arco di 10 anni. Ma cosa hanno scoperto esattamente?

Credit: Andrea Centini
Credit: Andrea Centini

La ricerca. Il Sole, com'è noto, è una sfera di plasma incandescente che genera energia attraverso reazioni nucleari. Il turbinio di eventi che si verifica sulla sua superficie – come brillamenti, espulsioni di massa coronale, macchie solari e altro ancora – è legato all'attività magnetica, che a sua volta si deve ai movimenti del plasma. Fino ad oggi si credeva che le cosiddette “onde di Alfvén”, fondamentali per il trasporto dell'energia verso l'esterno e alla base del vento solare, scaturissero direttamente dalla superficie del Sole, dove si raggiungono i 6.000° centigradi di temperatura; gli scienziati guidati dal professor Murton hanno tuttavia dimostrato che esse sono plasmate dall'interazione con le onde sonore che si generano molto più in profondità all'interno della nostra stella. Le onde sonore originano poiché l'interno del Sole funge da “cassa di risonanza” per i suoni prodotti dai moti turbolenti del plasma. In parole semplici, il suono modella costantemente le onde magnetiche nella parte alta dell'atmosfera solare, lasciando sopra di esse una sorta di “timbro” riconoscibile che può essere letto come una nuova costante. Murton e colleghi l'hanno rilevato in tutti i dati analizzati nell'arco dei 10 anni presi in esame.

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Una firma unica. “La scoperta di un marcatore così distintivo – potenzialmente una nuova costante del Sole – è molto emozionante. Già in passato avevamo ipotizzato che le onde magnetiche venissero eccitate dall'idrogeno in superficie, ma ora abbiamo dimostrato che sono eccitate da queste onde sonore. Questo potrebbe portare a un nuovo modo di esaminare e classificare il comportamento di tutte le stelle sotto questa firma unica. Adesso che sappiamo che la firma c'è, possiamo andare a cercarla su altre stelle”, ha dichiarato con entusiasmo il professor Murton. “Le onde di Alfven sono anche responsabili del riscaldamento e dell'accelerazione del potente vento solare proveniente dal Sole che viaggia attraverso il Sistema solare, questo vento viaggia a velocità di circa un milione di miglia all'ora, influenzando anche l'atmosfera delle stelle e dei pianeti, i loro campi magnetici e causando fenomeni come l'aurora. Le nostre prove dimostrano che le oscillazioni acustiche interne del Sole svolgono un ruolo significativo nell'eccitazione delle onde magnetiche di Alfvén, il che può conferire alle onde diverse proprietà e suggerisce che sono più suscettibili a un'instabilità, che potrebbe portare a venti solari più caldi e veloci”, ha concluso l'autore principale dello studio. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Astronomy.

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