Il multitasking fa bene o male? Facciamo chiarezza
Una nuova ricerca dimostrerebbe quanto il multitasking sia controproducente nella nostra produttività e per la resa del nostro Qi. Per la verità lo studio, condotto dai ricercatori della Standford, si focalizzerebbe prevalentemente sull'uso degli apparecchi elettronici. Le persone cosiddette multitasking, eseguendo contemporaneamente un certo genere di compiti, mentre prestano attenzione – per esempio alle notifiche del cellulare – avrebbero una riduzione dell'attenzione. Presentata così sembra la scoperta dell'acqua calda, ovviamente la materia è molto più complessa.
Il cervello non conosce la nostra idea di "produttività"
Ciò che ci preme far notare è che la negatività del multitasking viene dedotta in relazione a concetti quali "produttività" è "quoziente intellettivo". Eseguire un compito alla volta appare così più efficiente che eseguirne diversi contemporaneamente. A ben vedere cosa c'è di diverso rispetto al concetto di catena di montaggio teorizzato agli inizi del secolo scorso da Taylor? In catena di montaggio il singolo operaio deve eseguire un singolo compito e ripeterlo durante tutto l'arco lavorativo, altri suoi colleghi si dedicheranno ad altri singoli compiti. Questo rende la fabbrica più produttiva. Il problema è che il nostro cervello non esiste in ragione della produttività come la intendiamo noi oggi. Anche sul quoziente intellettivo il dibattito è più che aperto: l'intelligenza è una dotazione innata oppure nasciamo con un range di capacità intellettive che svilupperemo esercitando i nostri interessi?
Il multitasking è indispensabile nel quotidiano. Se cambiamo il focus di interesse scopriamo che il multitasking è di grande interesse per chi studia sindromi come l'autismo. In questo caso parliamo già di un fenomeno circoscritto è molto meno aperto a interpretazioni. Negli articoli divulgativi del recente studio si possono vedere immagini dove un guidatore si distrae col proprio cellulare. Messa così il messaggio è comprensibilmente negativo. Ma il guidatore di per sé "deve" essere multitasking: per coordinare le gambe che premono i pedali; le mani che muovono il volante; gli occhi, che non devono solo guardare la strada ma anche gli altri guidatori e gli specchietti. Oltre a questo in macchina potremmo avere anche altri passeggeri che magari ci staranno aiutando a trovare una certa strada, oppure ci ricorderanno i compiti da eseguire una volta che troveremo parcheggio. Questo riduce l'attenzione ai singoli compiti, ma questi eseguiti uno alla volta sarebbero inutili.
Leggende sul multitasking
L'attenzione non è semplicemente un qualcosa che possiamo orientare ai singoli oggetti, uno alla volta. Nella nostra vita ci è utile anche essere attenti al contesto, ch'è fatto di numerosi fenomeni in relazione tra loro e con noi. Sono gli elementi non necessari al contesto che riducendo l'attenzione in cose differenti, abbassano la nostra "produttività". Col tempo si sono create vere e proprie leggende sul multitasking, quasi come fosse un corpo a noi naturalmente estraneo, per esempio riguardo al multitasking femminile e al multilinguismo, che viene ritenuto a fasi alterne negativo o positivo per le prestazioni della nostra mente.
Donne più multitasking degli uomini? Sul multitasking femminile avevamo già trattato, mostrando che si tratta per lo più di una leggenda. Effettivamente molte donne risultano più abili nel compiere diverse operazioni contemporaneamente, per via delle aspettative che la società ha verso di loro. Isolando le istanze sociali scopriamo invece che non hanno potenzialità differenti rispetto alle persone di sesso maschile dal punto di vista del multitasking.
Il bilinguismo fa male al cervello? Anche la leggenda in base al quale il bilinguismo farebbe "male al cervello" si lega benissimo al tema. Si tratta di una congettura vecchia di vent'anni ampiamente smentita da ricerche più recenti. Cosa c'è di più multitasking e di più stressante, per la nostra attenzione e quoziente intellettivo, dello studiare più lingue contemporaneamente?