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Il ‘mostro di Melksham’ è il coccodrillo più ‘vecchio’ di sempre e viveva in Europa

Dopo settimane di lavoro su un durissimo pezzo di roccia conservato al Museo di Storia Naturale di Londra è emerso il cranio del “mostro di Melksham”, il più antico antenato dei coccodrilli. Visse nei mari europei nel Medio Giurassico, 163 milioni di anni fa.
A cura di Andrea Centini
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L'antenato più antico dei coccodrilli è vissuto 163 milioni di anni fa nei mari europei del Medio Giurassico ed è molto più vecchio di quel si pensasse: il cosiddetto “mostro di Melksham” è stato scoperto grazie a un fossile deteriorato ‘nascosto' nell'immensa collezione del Museo di Storia Naturale di Londra, dove ha riposato per circa 150 anni. Soltanto oggi, attraverso il lavoro certosino degli scienziati della Scuola di Geoscienze dell'Università di Edimburgo, Scozia, è stato possibile scoprire la reale importanza di un malmesso e durissimo pezzo di roccia, dal quale dopo settimane di interventi sulla calcite sono state fatte emergere parti del cranio del temibile predatore marino.

Sino ad oggi si riteneva che i più antichi antenati dei coccodrilli, il gruppo dei cosiddetti geosaurini, fossero vissuti nel Tardo Giurassico, circa 155 milioni di anni fa, ma la scoperta del ‘nuovo' esemplare ha spostato le lancette indietro di una decina di milioni di anni, nel cuore del Giurassico, la parte centrale dell'Era Mesozoica durante la quale la Terra era dominata dai dinosauri e altri rettili. Erano grandi ed estremamente affascinanti, proprio come il protagonista della nuova scoperta. Il mostro di Melksham, il cui nome scientifico è Ieldraan melkshamensis, è stato chiamato così perché i suoi resti furono recuperati nella città di Melsham, nel Regno Unito, un luogo apparentemente insolito per un coccodrillo. Ma il clima di decine e decine di milioni di anni fa era ben diverso da quello attuale, e all'epoca i mari e le terre europei pullulavano di creature spaventose ed esotiche.

Il rettile, in base alle analisi del cranio, l'unica parte disponibile, misurava circa tre metri; era un temibile predatore posto in cima alla catena alimentare del preistorico habitat marino in cui viveva. Secondo i ricercatori si nutriva di calamari e altri cefalopodi, molto più grandi di quelli che popolano attualmente i nostri mari e oceani. “Non è il fossile più bello del mondo – ha sottolineato il dottor Davide Foffa, uno degli autori dello studio – ma il mostro di Melksham ci racconta una storia molto importante sull'evoluzione di questi antichi coccodrilli e come diventarono i predatori in cima al proprio ecosistema. Senza l'incredibile lavoro di preparazione dei nostri collaboratori al Museo di Storia Naturale, non sarebbe stato possibile elaborare l'anatomia di questo esemplare così impegnativo”. Recentemente paleontologi italiani e francesi hanno scoperto un altro rettile preistorico lontano parente dei coccodrilli, il ‘razana', che aveva denti grandi come quelli del T-rex. I dettagli sul mostro di Melksham sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PeerJ.

[Credit: Fabio Manucci/Università di Edimburgo]

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