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Il mostro di Loch Ness potrebbe essere un’anguilla gigante: forse svelato il segreto di Nessie

Dall’analisi di campioni di DNA raccolti nel lago scozzese di Loch Ness non è emerso alcun profilo genetico legato a plesiosauri o ad altri rettili preistorici ritenuti estinti, così come a squali, storioni e pesci gatto giganti associati in passato al famigerato mostro “Nessie”. Tuttavia è stata trovata grande abbondanza di DNA di anguilla, riportando in auge la vecchia ipotesi che il mostro di Loch Ness possa essere proprio un’anguilla molto cresciuta.
A cura di Andrea Centini
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Nessie, il famigerato mostro di Loch Ness, una delle creature leggendarie più amate e conosciute in tutto il mondo, potrebbe essere un'anguilla gigante. Non si tratterebbe dunque di un plesiosauro, un rettile preistorico – non un dinosauro – caratterizzato da collo lungo e zampe simili a pagaie, tanto meno uno squalo, uno storione o un pesce gatto giganti, come emerso da altre teorie. A suggerire che Nessie possa essere un'enorme anguilla sono stati gli studiosi dell'università neozelandese di Otago, che hanno condotto una approfondita analisi del DNA raccolto nel lago, un immenso bacino d'acqua dolce sito nelle Highlands della Scozia.

Credit: Università di Otago
Credit: Università di Otago

Gli scienziati, coordinati dal genetista Neil Gemmell, hanno organizzato una spedizione nel Loch Ness per prelevare campioni di DNA dal fondale e analizzarli in laboratorio. In questo modo sarebbe stato possibile far emergere l'ipotetico profilo genetico della creatura leggendaria, oltre a quello della fauna "normale" che popola il lago e le aree circostanti. Com'era prevedibile, non è stata trovata alcuna traccia di DNA di plesiosauro o di qualsiasi altro rettile preistorico, tuttavia è stata trovata una grande abbondanza di DNA di anguilla, praticamente in ogni area del lago scandagliata. Potrebbe apparire una non notizia, dato che è nota l'abbondanza di anguille nel Loch Ness, eppure la scoperta ha riportato in auge una vecchia teoria sull'identità del mostro, accantonata quando quella "giurassica" è entrata nella leggenda. Dopo il primo avvistamento avvenuto agli inizi degli anni '30 del secolo scorso, infatti, si parlò proprio di una possibile anguilla gigante, una teoria suffragata dall'avvistamento di un grande “serpente marino” nel lago di Leurbost nel 1865, che doveva essere proprio una grande anguilla.

Il professor Neil Gemmell. Credit: Università di Otago
Il professor Neil Gemmell. Credit: Università di Otago

L'anguilla europea (Anguilla anguilla) misura tuttavia al massimo 1,5 metri, mentre il famigerato mostro di Loch Ness è stato descritto come sensibilmente più lungo e massiccio. Gli scienziati non possono escludere con certezza l'esistenza di un'anguilla troppo cresciuta, così come la presenza di qualsiasi altra creatura, dato che il lago è immenso e il DNA si degrada naturalmente nel giro di poche settimane. Ciò lascia ancora aperto uno spiraglio per alimentare la leggenda. Dall'analisi dei campioni gli scienziati hanno individuato il DNA di 22 uccelli, 3 anfibi, 11 pesci e 19 mammiferi, tra i quali tassi, volpi, cervi, arvicole, conigli e molti altri ancora, tutti animali che vivono a ridosso del lago. Oltre a questi sono stati individuati i profili genetici di moltissimi microorganismi, uno dei quali si credeva vivesse solo in mare. La ricerca in definitiva non ha fornito indizi sul mostro di Loch Ness, ma ha rinvigorito la vecchia teoria dell'anguilla gigante. I dettagli sono stati pubblicati sul sito dell'operazione.

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