417 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il mistero di San Francesco svelato 800 anni dopo la sua morte

Attraverso l’analisi al radiocarbonio C-14 un team di ricerca internazionale ha dimostrato che il ‘sacco di San Francesco’ abbia realmente 800 anni, inoltre tracce di ergosterolo suggeriscono il contatto col pane, esattamente come narra la leggenda.
A cura di Andrea Centini
417 CONDIVISIONI
San Francesco, Ludovico Cigoli. credit: Wikipedia
San Francesco, Ludovico Cigoli. credit: Wikipedia

Il ‘sacco di San Francesco' ha contenuto il pane del Santo, svelato il mistero a 800 anni dalla sua morte: ma cos'è il sacco? E come i ricercatori sono giunti a questa scoperta? Procediamo con ordine. In base alla leggenda, il sacco colmo di pane sarebbe apparso nell'inverno del 1224 innanzi alla soglia del Convento Francescano a Folloni (frazione di Montella, in provincia di Avellino), per sfamare i frati che vi erano rimasti intrappolati a causa della neve e dei branchi di lupi nei boschi circostanti. A inviare il sacco sarebbe stato lo stesso San Francesco d'Assisi, che all'epoca si trovava in Francia, alla corte di Luigi VIII; dopo aver chiesto e ottenuto del cibo al monarca, lo avrebbe consegnato ad alcuni angeli per portarlo ai frati in pericolo.

Il sacco leggendario, del quale oggi restano soltanto pochi frammenti custoditi come reliquia proprio presso il convento protagonista del mito, venne utilizzato per circa 300 anni come tovaglia per un altare, ma successivamente, vista la sua importanza, fu fatto a pezzi e donato a vari istituti religiosi sparsi sul territorio italiano. Ciò che ne resta oggi è stato analizzato scientificamente (per la prima volta in assoluto) da un team di ricerca internazionale coordinato da studiosi dell'Università della Danimarca del Sud, che attraverso l'esame al radiocarbonio C-14 ha determinato una datazione risalente proprio a quella del mito, ovvero tra il 1220 e il 1295.

Immagine

Non solo. Gli studiosi coordinati dal professor Kaare Lund Rasmussen, un chimico specializzato in analisi archeologiche che ha già ‘confermato' o smentito altri miti, perlomeno sotto il profilo delle date, hanno trovato anche tracce di ergosterolo, un potenziale biomarcatore legato alle muffe che suggerisce la presenza – o la cottura – di determinate sostanze, nel caso specifico proprio quella del pane. Secondo Rasmussen e colleghi il pane sarebbe stato a contatto col tessuto del sacco centinaia di anni prima rispetto al 1732, l'anno in cui i frammenti ‘superstiti' vennero chiusi per essere protetti.

Naturalmente gli scienziati non si sono occupati del come il sacco sia finito innanzi al convento, ma hanno potuto constatare che date ed altri elementi corrispondano con quelli della leggenda. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata “Radiocarbon”.

[Credit: SDU]

417 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views