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Il mini cervello umano che sostituirà la sperimentazione animale

Grazie ai ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, in futuro potremmo non dover utilizzare gli animali per sperimentare i farmaci. Gli scienziati hanno infatti creato in laboratorio un mini cervello da cellule umane che offre risultati più efficienti rispetto a quelli forniti dai test sui roditori.
A cura di Zeina Ayache
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La lotta contro la sperimentazione animale ancora non si è conclusa, ma in questi anni sono stati fatti passi in avanti, anche se non sono ancora sufficienti. Un esempio è certo il divieto imposto, in Europa, di sperimentare sugli animali gli ingredienti dei cosmetici, ma resta ancora aperto il dibattito sui test in laboratorio per i farmaci, le cure dalle dipendenze e moltissimi altri prodotti. Al di là delle varie tipologie di sperimentazione che potrebbero già evitare quelle su esseri viventi, adesso arriva la conferma dello sviluppo, in laboratorio, di un mini cervello che in futuro potrebbe sostituire completamente, o almeno in gran parte, gli animali.

A darne notizia sono i ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, che hanno presentato il loro studio anche in occasione dell'American Association for the Advancement of Science conference. Gli scienziati hanno infatti spiegato di essere riusciti a realizzare un mini cervello tridimensionale costituito da agglomerati di cellule cerebrali che, nel giro di 8 settimane, crescono formando una struttura simile ad un cervello, di 350 µm di diametro (come l'occhio di una mosca) che sembrerebbe essere addirittura migliore rispetto ai cervelli dei topi e dei ratti attualmente utilizzati.

Come è possibile? Il fatto che sia formato da cellule umane evita il passaggio, ad oggi previsto, dai test sugli animali a quelli sugli umani. Come spiega lo stesso Thomas Hartung, uno dei ricercatori, “il 95% dei farmaci che risultano efficaci sugli animali, una volta testato sugli umani fallisce e questo implica un grosso spreco di denaro e di tempo”. Insomma, ben 95 medicinali su 100 sono validi sugli animali, ma non su di noi: questo chiarisce quanto la sperimentazione animale, in fin dei conti, non sia poi così efficace come si potrebbe pensare.

Com'è fatto il minicervello? In pratica i ricercatori hanno utilizzato le cellule staminali pluripotenti indotte che sono state riprogrammate ad un livello embrionale e stimolate per crescere come cellule cerebrali. Nel giro di 2 mesi, il mini cervello ha sviluppato quattro tipologie di neuroni e due di cellule della nevroglia, gli astrociti e gli oligodendrociti, questi ultimi intervengono nella creazione della mielina che isola l'assone del neurone e rende le comunicazione più veloce, proprio come hanno potuto notare i ricercatori osservando il mini cervello che ha mostrato anche un'attività elettrofisiologica spontanea.

Le cellule di partenza erano quelle di un gruppo di adulti sani, ma, secondo gli scienziati, utilizzando quelle di persone con particolari tratti genetici o malattie, in futuro si potrebbero creare cervelli ad hoc per studiare gli effetti di specifici farmaci, ad esempio per comprendere meglio come intervenire sull'Alzheimer, sul Parkinson, sulla Sclerosi Multipla e sull'autismo. Per il momento gli studiosi stanno pensando a studi su infezioni virali, traumi e ictus.

Non bisogna essere animalisti per comprendere i limiti della sperimentazione animale, considerando gli sprechi che comporta vista la non totale corrispondenza di efficacia tra specie diverse.

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