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Il “mantello dell’invisibilità” c’è ed è anche low cost

Alcuni ricercatori hanno messo a punto un dispositivo in grado di nascondere gli oggetti alla vista.
A cura di Nadia Vitali
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photo by J. Adam Fenster / University of Rochester
photo by J. Adam Fenster / University of Rochester

Non avrà lo stesso fascino del mantello utilizzato da Harry Potter, ma il dispositivo messo a punto dagli scienziati della University of Rochester promette comunque meraviglie. Un po' per i suoi costi di realizzazione decisamente contenuti, un po' perché utilizza materiali di facile reperibilità combinandoli per dare vita ad un prodotto innovativo ma, soprattutto, perché sembra superare i limiti delle precedenti tecnologie di questo tipo.

"Mantelli" imperfetti

John Howell, docente di fisica presso l'ateneo statunitense, non è il primo studioso ad approcciarsi a questo singolare tipo di ricerca: solo che, fino ad ora, l'idea di base che ha contraddistinto i lavori sul mantello dell'invisibilità è stata la messa a punto di sofisticati materiali di laboratorio che dovevano consentire alle onde luminose di passare oltre l'oggetto da nascondere per non mostrarlo. Molti tra questi mantelli, quindi, lavoravano bene quando si trattava di occultare qualcosa che era posto proprio dritto di fronte all'osservatore ma era sufficiente cambiare lievemente il punto di vista affinché l'oggetto tornasse a manifestarsi. Inoltre, questa tipologia di dispositivi producono drastici mutamenti sullo sfondo alle spalle dell'oggetto, rendendo quindi palese la presenza di un strumento di occultamento.

Il Rochester Cloak

Howell, assieme al suo studente post-laurea Joseph Choi ha quindi scelto di abbandonare la strada dei componenti specializzati, sviluppando una combinazione di quattro lenti che sembrerebbe proprio in grado di tenere gli oggetti nascosti all'occhio di colui il quale guarda, anche qualora questi si muovesse di diversi gradi lontano dal miglior punto di osservazione. I ricercatori hanno quindi determinato il tipo di lenti e la distanza a cui andavano poste per ottenere lo scopo, dopodiché hanno testato il loro semplice dispositivo piazzando l'oggetto da nascondere dinanzi ad uno sfondo a griglia. Guardando attraverso la lente, sia tenendola a dritta sia spostandosi da ambo i lati, la visuale della griglia cambiava esattamente come si sarebbe modificata se non ci fosse stato alcun ostacolo tra essa e l'occhio umano, senza mostrare alcuna discontinuità nelle linee. Il Rochester Cloak può avere diverse dimensioni, variabili con il diametro delle lenti utilizzate, e, a differenza di altri dispositivi nati con lo stesso scopo, lavora sull'intero spettro visibile della luce e non esclusivamente su specifiche frequenze. Certo, anch'esso tuttavia non è perfetto e non soltanto perché non è un mantello! Il dispositivo, infatti, nasconde l'oggetto soltanto per 15° e, a causa del fatto che indirizza la luce verso il centro della lente, con una regione di occultamento dalla forma simile a quella di una ciambella: tuttavia, spiega Howell, tale problema potrebbe essere risolto ricorrendo ad alcune configurazioni più complesse.

Costruisci anche tu il mantello dell'invisibilità fai-da-te!

Howell e Choi hanno reso noti i risultati del proprio studio ma hanno anche fornito, a chiunque la volesse, una accurata spiegazione di come realizzare il Rochester Cloak con poche semplici mosse:

Per la loro dimostrazione, i ricercatori hanno utilizzati coppie di lenti acromatiche da 50 mm con lunghezza focale f1=200 mm e f2=75mm
Per la loro dimostrazione, i ricercatori hanno utilizzati coppie di lenti acromatiche da 50 mm con lunghezza focale f1=200 mm e f2=75mm
  • Procuratevi due coppie di lenti con differenti lunghezze focali (in totale quattro lenti, due con lunghezza focale f1 e due con lunghezza focale f2).
  • Separate le prime due lenti per una lunghezza pari alla somma delle loro lunghezze focali (quindi f1 è la prima lente, f2 è la seconda e tra loro intercorre distanza pari a t1= f1 + f2).
  • Ripetere la stessa operazione per le altre due lenti.
  • Separate le due coppie di t2= 2 f2 (f1+ f2) / (f1— f2), di modo che le due lenti f2 siano a t2 di distanza.

D'accordo, non sembra proprio facilissimo ma, con un po' di impegno, forse neanche impossibile.

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