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Il lungo buio del solstizio invernale

Il giorno più breve dell’anno è sempre stato investito di molteplici simbologie, sin da quando l’uomo ha iniziato ad osservare e comprendere i moti del cielo; il concetto di rinascita dello spirito accompagna in ogni epoca il solstizio d’inverno.
A cura di Nadia Vitali
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Il giorno più breve dell'anno è sempre stato investito di molteplici simbologie, sin da quando l'uomo ha iniziato ad osservare e comprendere i moti del cielo, il concetto di rinascita dello spirito accompagna in ogni epoca il solstizio d'inverno.

Millenni addietro, quando i nostri antenati non avevano i raffinati strumenti tecnici di cui dispongono gli scienziati oggigiorno, l'uomo aveva già imparato a decifrare i misteri del cielo; conosceva fenomeni come i solstizi e gli equinozi, ne comprendeva esattamente i meccanismi ed era perfettamente in grado di sapere quando si sarebbe verificato il prossimo. Manifestazioni della magnificenza della natura a cui, ciascuno, ha dato il proprio peculiare significato a seconda della cultura, della religione, dell'epoca, dell'area di mondo che abitava.

Il solstizio d'inverno, come tutti i momenti di passaggio, rivestiva un ruolo particolare nelle culture antiche o tradizionali: fasi di delicata transizione durante le quali era indispensabile agire secondo una ritualità che sottraesse la propria fragile individualità al fluire del tempo, rendendola così inattaccabile dalle potenze incontrollabili scatenate in queste occasioni. Nascono da questa esigenza usanze che, nel corso dei secoli, hanno scandito le esistenze dei popoli, soprattutto di quelle società agrarie fortemente condizionate da fenomeni astronomici e meteorologici.

E proprio durante il dì più buio dell'anno ciascuna società, in qualunque luogo essa si trovasse, aveva necessità  di essere tutelata e garantita da rituali o divinità potenti per evitare che quella lunga oscurità potesse travolgere ogni cosa, facendo precipitare l'umanità nella notte senza fine: quando la stessa sopravvivenza era minacciata dalle imprevedibili avversità climatiche, quando un inverno troppo gelido poteva significare la perdita del bestiame, la fine delle coltivazioni, la morte per carestia, gli uomini reputavano importante celebrare il primo giorno d'inverno.

Perché, se sappiamo che dopo il solstizio invernale la durata della luminosità diurna comincerà ad aumentare gradualmente fino al 21 giugno, è pur vero che a partire dal 21 dicembre inizia a tutti gli effetti la stagione più fredda dell'anno, durante la quale, in tempi non troppo lontani, maggiormente si era esposti ai pericoli della natura; affinché la rinascita di quest'ultima andasse a buon fine, dunque, era indispensabile cautelarsi con tutti i rituali tramandati di generazione in generazione ed appresi dagli avi, in questo momento sempre considerato speciale all'interno del ciclo annuale, sin dal lontano Neolitico, quando Stonehenge e Newgrange vennero edificate.

Ancora oggi, in tutto il mondo, davvero numerose sono le celebrazioni con le quali si onora il solstizio d'inverno, da quelle che affondano le radici in usi trasmessi senza soluzione di continuità all'interno delle comunità, alle più moderne, frutto di revival di religioni antiche di cui si sono perse, quasi del tutto, coordinate e significati. Ognuno alla ricerca delle proprie rassicurazioni, affinché quella piccola fiamma di vita, schiacciata dall'oscurità che la circonda, non si spenga troppo facilmente, divorata dal gelo incalzante dell'inverno.

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