Il livello dei mari si innalza di tre millimetri all’anno
Strumenti sempre più raffinati per effettuare misurazioni con un grado di accuratezza elevatissimo: sono quelli che consentono, oggi, di conoscere i dati relativi ai cambiamenti che stanno recentemente interessando il nostro Pianeta. I rilevamenti satellitari effettuati negli ultimi diciotto anni, in particolare, mostrerebbero come il mutamento stia riguardando il tanto temuto livello dei mari che, globalmente, aumenterebbe mediamente di 3 millimetri l'anno. A rivelarlo è l'ESA che ha reso noti, qualche giorno fa a Venezia, i dati relativi ad anni di studio sull'altezza della superficie marina.
Chiaramente, spiegano dall'Agenzia Spaziale Europea, tale cifra è frutto di una media tra regioni in cui l'incremento è stato più forte, come nel Mar delle Filippine con 10 millimetri l'anno, e regioni dove sono state registrate variazioni più lievi; fino ad aree in cui è stata registrata anche una riduzione dell'altezza media. Ad ogni modo, tutti indistintamente segnali di un mutamento in atto a cui la scienza rivolge la propria attenzione allo scopo di valutarne eventuali impatti e conseguenze: gli altimetri radar di numerosi satelliti svolgono questo compito, dando agli esperti l'opportunità di avere immagini sempre più dettagliate delle variazioni locali e di elaborare, quindi, dei modelli che rispondano ai grandi interrogativi che potrebbe porci il futuro.
Tra i principali responsabili del fenomeno, al di là dei fattori geomorfologici specifici delle singole realtà, chiaramente lo scioglimento dei ghiacci polari, unito anche a quello dei ghiacciai di montagna: una ragione in più per rivolgere le proprie preoccupazioni verso il riscaldamento globale ed il clima variabile che stiamo conoscendo negli ultimi anni. E, non a caso, proprio in questi giorni un nuovo allarme è stato lanciato dalla ONG Dara che, nel presentare i risultati di uno studio commissionato da 20 Governi alla seconda edizione del Climate Vulnerable Forum, delinea uno scenario spaventoso in cui, di qui a vent'anni, le conseguenze del mutamento climatico verrebbero pagate con 100 milioni di morti ed una crescita economica globale ridotta di oltre il 3%. Una perdita che, sostengono gli autori del report, fino ad ora è stimabile intorno all'1.6%, ovvero 1200 miliardi di dollari.
Fenomeni meteorologici violenti ed imprevedibili contrapposti a siccità e desertificazione, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo, entro il 2030 potrebbero portare ad effetti ancora più catastrofici di quelli sperimentati in anni recenti: secondo il rapporto, presentato a New York ieri, le vittime di eventi del genere sarebbero già 400 000. A questi, caduti anch'essi a causa della "società del progresso", 4.5 milioni di morti da inquinamento: un numero previsto in incremento in quelle aree in cui il carbone viene ancora utilizzato massicciamente. A fare le spese di tutto ciò, principalmente, sarebbero le regioni geografiche più povere, già vessate da fame e sfruttamento. Scenari apocalittici a parte, è chiaro che comprendere come sta avvenendo il cambiamento, in che termini e misure si sta verificando, diventa sempre più una missione irrinunciabile per gli scienziati.