Il limite europeo alle polveri sottili non basta più
Ad ogni aumento di 5 microgrammi per metro cubo di polveri sottile, aumenta anche la possibilità di morire prima del 7%. A dirlo è lo studio ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects) dell'Università di Utrecht in Olanda che chiude l'Anno dell'aria nella conferenza di chiusura di Strasburgo. Trasponendo i numeri sull'esperienza quotidiana di noi italiani, basti dire che il livello di polveri sottili di Torino, superiore ai 30 mg/m3, si traduce in un 30-35% delle possibilità di vivere di meno. La ricerca è stata condotta su un campione molto esteso (367.251 persone), per un periodo medio-lungo (14 anni) e tenendo in considerazione più variabili, dalla presenza di PM 2,5, PM10 e ossidi di azoto nella via di residenza, alle abitudini alimentari, passando per screening medico, fumo ed uso di alcolici. Incrociando la relazione tra i 29.076 del campione iniziale ai dati presi in esame è risultata poco influente l'esposizione agli ossidi di azoto e alle polveri più grossolane, mentre per ogni 5 mg/m3 di polveri sottili "fini" (PM 2,5) aumenta del 7% la mortalità generale. Poco importa che la media della città sia al di sotto della media fissata dalle Ue (25 microg./m3): la relazione tra polveri sottili e mortalità scatta fin dal primo inquinamento dell'aria.