Il “ghiacciaio dell’Apocalisse” si sta sciogliendo a ritmi drammatici: rischiamo catastrofe globale
Il colossale ghiacciaio Thwaites sito in Antartide è sottoposto a un grave e costante processo di scioglimento, che potrebbe innescare una catastrofica reazione a catena in grado di far innalzare sensibilmente il livello del mare. Viene chiamato dagli scienziati "ghiacciaio del giorno del giudizio" (o dell'Apocalisse – Doomsday Glacier) proprio perché se dovesse sciogliersi aprirebbe una falla in un sistema di ghiacciai critici, con effetti su scala globale a dir poco inquietanti.
A mostrare i rischi che stiamo correndo vi sono due nuovi studi condotti dagli scienziati britannici e americani dell'International Thwaites Glacier Collaboration (ITGC), un'organizzazione internazionale creata appositamente per studiare l'evoluzione di questo ghiacciaio, il cui tasso di scioglimento – così come quello dei ghiacciai vicini – negli ultimi trenta anni è aumentato di ben cinque volte. Basti pensare che ogni anno la piattaforma ghiacciata si ritira di ben 800 metri, e l'acqua perduta dal Thwaites e dal vicino ghiacciaio di Pine Island (anch'esso considerato critico) è già responsabile del 5 percento dell'attuale innalzamento del livello del mare. Ogni anno il ghiacciaio perde circa 250 miliardi di tonnellate di massa, contro le 40 degli anni '70 del secolo scorso.
In base alle stime degli scienziati, quando il ghiacciaio si scioglierà definitivamente il mare si alzerà di ben 65 centimetri, con un impatto significativo sulle regioni costiere e soprattutto sugli atolli del Pacifico, molti dei quali verranno sommersi per sempre (considerando anche lo scioglimento derivante da altre fonti). Come indicato, tuttavia, il ghiacciaio del giorno del giudizio con la sua fine rischia di trascinarsi dietro gli altri ghiacciai del sistema di cui fa parte, permettendo all'acqua calda dell'oceano di introdursi nel cuore di piattaforme al momento "protette". Secondo gli scienziati, lo scioglimento del sistema collegato al Thwaites farebbe innalzare il mare di 3 metri, riscrivendo praticamente la cartina geografica globale. Città come New York, Venezia e Miami finirebbero sommerse, ma sparirebbero anche intere regioni dei Paesi Bassi, del Vietnam e moltissime isole.
Nei due studi “New gravity-derived bathymetry for the Thwaites, Crosson, and Dotson ice shelves revealing two ice shelf populations” e “Revealing the former bed of Thwaites Glacier using sea-floor bathymetry: implications for warm-water routing and bed controls on ice flow and buttressing” pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Cryosphere, è stato mostrato nel dettaglio il processo che sta portando alla ‘morte' del ghiacciaio. Attraverso l'uso sinergico di più tecnologie, infatti, è stata rilevata con precisione la presenza (oltre che la posizione) di enormi canali e cavità – una gigantesca fu rilevata nel 2019 –; sono i percorsi che seguiti dall'acqua calda oceanica, alla base della fusione del ghiaccio.
“È stato fantastico poter mappare i canali e il sistema di cavità nascoste sotto la piattaforma di ghiaccio; sono più profonde del previsto, alcune sono più profonde di 800 metri. Costituiscono il collegamento critico tra l'oceano e il ghiacciaio”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Tom Jordan, aerogeofisico presso il British Antarctic Survey (BAS). “I canali in mare aperto, insieme al sistema di cavità adiacenti, sono molto probabilmente il percorso attraverso il quale l'acqua calda dell'oceano passa sotto la piattaforma di ghiaccio fino alla linea della terraferma, dove il ghiaccio incontra il letto”, ha aggiunto l'esperto. “Per la prima volta abbiamo una visione chiara dei percorsi lungo i quali l'acqua calda può raggiungere la parte inferiore del ghiacciaio, facendolo sciogliere e contribuendo all'innalzamento globale del livello del mare”, ha concluso il professor Jordan. L'impatto dei cambiamenti climatici sui ghiacciai è drammatico, e se non faremo nulla per arrestare questi processi nei prossimi decenni andremo incontro a catastrofi di portata globale.