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Il dono dei babbuini di saper leggere

Che i primati fossero ricchi in intelligenza e virtù era cosa nota già da tempo. Che i babbuini sapessero addirittura distinguere tra termini scritti in maniera corretta e parole contenti errori grammaticali, è l’ultima scoperta di alcuni studiosi francesi.
A cura di Nadia Vitali
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intelligenza dei primati linguaggio

Commettere un errore grammaticale in presenza dell'acuto occhio osservatore del babbuino potrebbe costarvi una brutta figura? A quanto sostengono alcuni ricercatori della Aix-Marseille University assolutamente sì: il primate, infatti, pur non essendo in grado di leggere, sarebbe assolutamente capace di distinguere tra un termine scritto in maniera corretta e un gruppo di lettere ordinate senza alcun senso violando le regole fondamentali della formazione delle parole. Un'abilità slegata da quelle che sono le effettive competenze linguistiche possedute dall'essere umano, ma che svelerebbe molti significativi dettagli sull'intelligenza delle scimmie, già da molti decenni oggetto di indagini da parte degli studiosi. Uno in particolare, il babbuino Dan, sarebbe ormai in grado di riconoscere fino a 300 parole; fatto che, come hanno sottolineato gli scienziati, dimostra come le abilità cognitive varino non solo da uomo a uomo ma anche da scimmia a scimmia.

La ricerca ha avuto per protagonisti i Papio papio ed è stata condotta dagli studiosi del Centre National de la Recherche Scientifique in collaborazione con l'università marsigliese; i risultati del lavoro pubblicati dalla rivista Science. Un gruppo di babbuini che vive in un'area delimitata con libero accesso a postazioni in cui erano stati predisposti computer muniti di monitor sensibili al tatto; all'interno delle singole cabine le scimmie potevano entrare quando preferivano ed attivare gli schermi con un semplice gesto, partecipando così all'esperimento quando volevano, a proprio piacimento. Dinanzi ai loro occhi compariva una sequenza composta da quattro lettere e due simboli da scegliere e sfiorare a seconda se la parola avesse senso o meno; ogni volta in cui la risposta era corretta, ricevevano una ricompensa in cibo. Così facendo, nel giro di un mese e mezzo i babbuini avevano imparato ormai decine di termini e, soprattutto, distinguevano subito le combinazioni di segni incoerenti: in sostanza, sebbene non fossero in grado di associare uno specifico significato a ciascun vocabolo, peculiarità intrinseca del linguaggio, erano perfettamente capaci di comprendere quando una parola non avesse alcun senso sulla base del semplice rapporto tra le lettere e alla loro posizione. Questo implica che, attraverso l'osservazione nel corso delle settimane, i babbuini avevano estrapolato le regole della combinazione tra i segni e dunque erano già diventati capaci di padroneggiare un «codice ortografico»: si tratta della scoperta di una nuova dote delle scimmie, a oltre quarant'anni dal caso di Sarah, lo scimpanzé celeberrimo che sapeva leggere e scrivere oltre cento parole, comprendendone senso e significato ed elaborando concetti relativi alla struttura interna delle frasi.

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