822 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il ‘cugino’ calabrese del mammut aveva zanne di 3 metri: chi è l’Elephas antiquus

In un terreno sui monti della Sila, in Calabria, è stato trovato lo scheletro intero di un elefante antico, un cugino del più famoso mammut. È la prima volta che in Italia viene trovato un reperto completo della specie estinta.
A cura di Andrea Centini
822 CONDIVISIONI
Immagine

Lo scheletro completo di un elefante dalle zanne dritte o elefante antico (Elephas/Paleoloxodon antiquus), un ‘cugino' del mammut, è stato rinvenuto in un terreno adiacente al lago di Cecita, un bacino sito sui monti della Sila in provincia di Cosenza (Calabria). È la prima volta che un reperto completo di questa specie, vissuta nel Pleistocene medio tra 550mila e 70mila anni fa, viene ritrovato in Italia. La scoperta, ad opera di ricercatori e archeologi dell'Università del Molise (UNIMOL), è stata del tutto casuale: gli studiosi, infatti, erano stati chiamati sul luogo dai proprietari del terreno per indagare su quelle che sembravano antiche armi.

Dagli scavi, agevolati dal ritiro del lago a causa della siccità, sono tuttavia emersi i resti di quello che i paleontologi hanno associato con assoluta certezza a un elefante antico. Le zanne, lunghe tre metri e meno curve rispetto a quelle del più famoso cugino asiatico mammut, sono infatti un chiaro elemento di riconoscimento della specie. Al momento ne è stata estratta soltanto una dal terreno, accompagnata da un molare e da altri frammenti, che indicano le dimensioni dell'intero animale. Secondo il team della professoressa Antonella Minelli, che ha coordinato gli scavi, l'esemplare era alto quattro metri al garrese, più o meno come un attuale elefante africano. Sarebbe morto per cause naturali, perché non sono state trovate tracce evidenti di cacciatori nell'area (l'estinzione della specie si ritiene sia stata causata proprio dall'uomo).

Il molare dell'elefante antico. Credit: UNIMOL
Il molare dell'elefante antico. Credit: UNIMOL

A causa delle abbondanti piogge e della conseguente risalita del lago, il sito di scavo è diventato più difficile da gestire, un problema che richiederà fondi aggiuntivi per estrarre lo scheletro completo dal terreno. Le parti recuperate fino ad ora, grazie al finanziamento di vari enti come il Segretariato regionale Mibact per la Calabria, la Soprintendenza per l'archeologia e il Parco Nazionale della Sila, sono stati portati presso un laboratorio dell'università molisana per la pulizia e i processi di restauro. La speranza dei ricercatori è che si possa esplorare a fondo tutta l'area, anche con sorvoli di droni, poiché quello dell'elefante antico potrebbe essere soltanto uno dei segreti custoditi dal lago e dalle aree limitrofe.

[Credit: Apotea]

822 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views