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Covid 19

Il coronavirus può provocare ictus nei pazienti giovani

Tra le complicazioni della COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, vi è lo sviluppo di coaguli di sangue che possono avere effetti devastanti sui sistemi cerebrovascolare e cardiovascolare, con lo sviluppo di ictus e infarto. Negli Stati Uniti i medici stanno osservando un’impennata nei casi di ictus, anche tra pazienti giovani risultati positivi al patogeno emerso in Cina.
A cura di Andrea Centini
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Cervello. Credit: kalhh
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La COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2, è una nuova malattia che ancora non è stata completamente compresa dagli esperti, a causa dei molteplici effetti che può avere sul nostro organismo. Lo dimostrano le cartelle cliniche dei pazienti ricoverati negli ospedali di tutto il mondo, nelle quali i medici, oltre a indicare complicazioni “tipiche” a livello respiratorio (polmoniti bilaterali interstiziali, sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS), stanno riportando anche effetti cardiaci, renali e neurologici. In tal senso risulta particolarmente drammatico l'annuncio degli specialisti del Mount Sinai Beth Israel Hospital di Manhattan, uno dei principali nosocomi della “Grande Mela”, che hanno osservato un'impennata degli ictus gravi tra i pazienti giovani, privi di fattori di rischio per questa specifica condizione (che mediamente colpisce oltre i 70 anni).

A innescare i colpi apoplettici (o ictus) vi sarebbero i coaguli di sangue che l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 può formare in chi ne è colpito. “È molto sorprendente quanto questa malattia provochi la formazione di coaguli”, ha dichiarato alla Reuters e al Washington Post il professor J Mocco, docente di Neurochirurgia e direttore del Centro cerebrovascolare presso l'ospedale newyorchese. Almeno la metà delle persone ricoverate per ictus presso il Mount Sinai Beth Israel Hospital è risultata positiva al coronavirus, in alcuni casi in assenza di sintomi (si ritiene che il 25 percento dei contagiati sia asintomatico) mentre i numeri delle persone coinvolte dall'evento cerebrovascolare grave sono doppi rispetto alla media del periodo.

Il professor Mocco ha affermato di aver visitato nell'arco di tre settimane (a partire dalla metà di marzo) 32 pazienti con ictus scatenati da coaguli di grandi dimensioni. Emblematici i casi di cinque persone con un'età uguale o inferiore ai 49 anni, fra le quali la più giovane ha solo 33 anni. “Questo è folle. Molto, molto atipico”, ha spiegato il professor Mocco. Tutti e cinque si trovavano a casa quando hanno cominciato a fare discorsi confusi, sperimentare confusione mentale, crollo di una metà del volto e perdita di sensibilità a un braccio, come sottolineato dal Washington Post. Uno dei pazienti è morto, due sono ancora ricoverati in gravi condizioni, uno è in riabilitazione e solo il più giovane, una ragazza, è in grado di parlare. Quest'ultima aveva avuto tosse per una settimana prima di sviluppare i sintomi da ictus, ma ha tardato la richiesta di assistenza medica per paura di contagiarsi (una condizione diffusa che ha fatto triplicare il numero di morti per infarto del miocardio). Ricoverata d'urgenza, la ragazza è risultata positiva alla COVID-19, così come “almeno la metà” dei 32 pazienti con ictus. I medici stanno esortando le persone a chiamare immediatamente l'ambulanza se si sviluppano sintomi da ictus, perché l'intervento per rimuovere il coagulo deve essere effettuato entro poche ore per essere il più efficace possibile, e dunque per evitare le conseguenze più serie. Mocco e colleghi descriveranno nel dettaglio i casi dei giovani in un documento che uscirà fra pochi giorni sull'autorevole rivista scientifica sul New England Journal of Medicine.

La tendenza della COVID-19 a far sviluppare coaguli è stata rilevata anche dai nefrologi, che stanno osservando i cateteri per le dialisi dei pazienti positivi ostruiti dalla formazione di grumi di sangue. Alla luce di questa seria complicazione, in diversi ospedali – compreso il Mount Sinai Beth Israel Hospital – i medici hanno iniziato a somministrare eparina ai pazienti per fluidificarne il sangue, anche come trattamento di profilassi (prevenzione). Impennate di casi di ictus sono stati osservati anche in altri ospedali, come il Thomas Jefferson University Hospital di Filadelfia: “Non ho mai visto altri virus che lo causano”, ha dichiarato il dottor Pascal Jabbour dell'ospedale della Pennsylvania. Al momento gli scienziati stanno ancora indagando sull'esatta portata di questa complicazione e i metodi per combatterla.

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