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Covid 19

Il coronavirus può aggredire anche il midollo: il caso del paziente ricoverato a Milano

Attraverso una risonanza magnetica spinale, i medici dell’Ospedale Niguarda di Milano hanno diagnosticato in un paziente positivo al coronavirus una “mieloradicolopatia parainfettiva associata a SARS-CoV-2”, in pratica, un attacco al midollo. Sempre più studi stanno dimostrando come il patogeno emerso in Cina riesca a colpire praticamente ogni distretto dell’organismo.
A cura di Andrea Centini
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Pur essendo un patogeno respiratorio, è ormai ampiamente noto che il coronavirus SARS-CoV-2 responsabile dell'infezione chiamata COVID-19 possa colpire praticamente ogni distretto dell'organismo, sia direttamente che indirettamente, provocando seri danni a diversi organi e tessuti. Particolarmente significativo può essere l'impatto sul cuore, sul cervello e sul sistema nervoso in generale. Ora è noto che il virus emerso in Cina alla fine dello scorso anno può aggredire anche il midollo, causando una condizione chiamata radicolopatia demielinizzante acuta, che i medici hanno definito più specificatamente come “mieloradicolopatia parainfettiva associata a SARS-CoV-2”.

A descrivere questa complicanza della COVID-19 sono stati i medici del Cardiocenter presso l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, che hanno seguito il caso di un uomo di 59 anni ricoverato a marzo. Il paziente, come sottolineato da AdnKronos, si presentò al pronto soccorso con “debolezza agli arti inferiori e dolore lombare”, alcune settimane dopo essere stato seguito presso un altro centro del Nord Italia. Durante il primo ricovero gli furono diagnosticate un'infezione alle vie urinarie e lesione polmonari compatibili con quelle provocate dal SARS-CoV-2, benché l'uomo fosse risultato negativo al tampone rino-faringeo. Nel secondo ricovero al Niguarda, l'uomo non solo presentava i sintomi sopracitati, ma sottoposto al tampone è risultato positivo al coronavirus, mentre le lesioni polmonari erano evolute in una vera e propria polmonite bilaterale interstiziale, una delle complicanze tipiche della COVID-19.

A rendere peculiare il caso del cinquantanovenne l'esame neurologico, laddove la sintomatologia agli arti inferiori è stata associata a una “maggiore compromissione dei muscoli prossimali rispetto ai muscoli distali, iporeflessia diffusa, segno di Babinski bilaterale e parestesie degli arti inferiori”, come indicato dagli esperti a AdnKronos. Sospettando una Sindrome di Guillain-Barré, “la più frequente forma di polineuropatia acquisita dovuta a una lesione acuta del nervo”, specifica l'Istituto Humanitas, l'uomo è stato sottoposto a una risonanza magnetica spinale, che ha rilevato gli effetti della COVID-19 sul midollo, colpito dalla suddetta radicolopatia demielinizzante acuta.

Poco prima della comunicazione del caso dell'uomo, la ricerca “The emerging spectrum of COVID-19 neurology: clinical, radiological and laboratory findings” coordinata da scienziati dello University College di Londra e pubblicata sulla rivista scientifica Brain aveva fatto maggiore chiarezza sull'impatto neurologico-neuropsichiatrico del SARS-CoV-2, elencando una serie di patologie associate. Fra esse figurano delirio, psicosi, encefalite, encefalomielite acuta disseminata, tromboembolie, ictus e la già citata sindrome di Guillain-Barré. I dettagli sul “case report” seguito all'ospedale Niguarda di Milano – grazie al sostegno dalla Fondazione De Gasperis – saranno presto pubblicati su una rivista scientifica.

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