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Covid 19

Il coronavirus impiega tra i 2 secondi e i 2 minuti per evaporare dalle superfici

Secondo un nuovo studio condotto da due scienziati del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Istituto di Tecnologia Indiano (Bombai), il tempo di evaporazione delle goccioline contenenti il coronavirus SARS-CoV-2 depositate sulle superfici spazia da un paio di secondi a circa 2 minuti. Umidità, temperatura e materiale della superficie sono fondamentali nel determinare la durata.
A cura di Andrea Centini
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Poiché il contatto con una superficie contaminata dal coronavirus SARS-CoV-2 è una potenziale via di trasmissione della COVID-19, l'infezione causata dal patogeno, sapere quanto esso sopravvive all'interno delle goccioline depositate nell'ambiente rappresenta un'informazione molto preziosa. Studi in tal senso vengono condotti sin da quando la pandemia ha iniziato a diffondersi a Wuhan, alla fine dello scorso anno. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, ad esempio, nella pagina dedicata alle domande e alle risposte sul coronavirus sottolinea che il SARS-CoV-2 “può sopravvivere fino a 72 ore su plastica e acciaio inossidabile, meno di 4 ore su rame e meno di 24 ore sul cartone”, mentre nel recente documento dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) chiamato “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento” si afferma che il patogeno può resistere fino a quattro giorni sulle superfici interne delle mascherine, e fino a sette su quelle esterne. Ma sono tutti risultati sperimentali, e non è detto che l'RNA virale rilevato sia infettivo.

Oltre che dal materiale della superficie interessata, naturalmente la sopravvivenza del patogeno è strettamente connessa a diversi fattori ambientali, tra i quali i più significativi sono la temperatura e l'umidità. Com'è noto il virus viaggia nel droplet e negli aerosol espulsi da naso e bocca dei pazienti contagiati, quando starnutiscono, tossiscono o semplicemente parlano, e le goccioline rilasciate possono depositarsi sulle superfici e contaminarle. La pulsantiera di un bancomat, la maniglia di una porta, lo schermo di uno smartphone, il carrello della spesa e moltissimi altri oggetti sono dunque un potenziale veicolo della COVID-19. A far luce sul tempo di evaporazione delle goccioline depositate nell'ambiente è un nuovo studio condotto dai due scienziati Rajneesh Bhardwaj e Amit Agrawal, entrambi ricercatori presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell'Istituto di Tecnologia Indiano a Bombai. Gli scienziati si sono concentrati sui tempi di evaporazione delle goccioline in sei città: Chicago, Los Angeles, Miami, New York, Singapore e Sydney.

I due studiosi hanno determinato che, in generale, a 25° C il tempo di evaporazione è di soli 6 secondi per le goccioline più piccole, mentre sale a 27 secondi per quelle di grandi dimensioni. A 40° C, tuttavia, il tempo praticamente si dimezza (poco più di 2 secondi per le prime, e circa 13 per le seconde). Un fattore particolarmente impattante sulla resistenza è l'umidità. Quando l'umidità relativa è inferiore al 20-30 percento, virus con uno strato lipidico protettivo come il SARS-CoV-2 sopravvivono a lungo se sono sospesi in aria, ma il discorso è diverso quando si trovano nelle goccioline depositate su una superficie. Da un'umidità del 10 percento a una del 90 percento, infatti,  è stato determinato che il tempo di evaporazione di una grossa gocciolina può aumentare di ben 7 volte, superando i due minuti. Dunque la sopravvivenza spazia da un paio di secondi a circa 2 minuti. Alla luce di questi risultati, il rischio di trasmissione attraverso il contatto con una superficie contaminata (e il successivo tocco delle mani su occhi, naso o bocca) risulterebbe particolarmente ridotto nelle aeree con temperature elevate, proprio per la strettissima finestra di sopravvivenza del virus. I dati epidemiologici suggeriscono che il tasso di crescita della pandemia è stato superiore proprio nelle città in cui il tempo di evaporazione delle goccioline è risultato più lungo.

Bhardwaj e Agrawal, che si sono avvalsi di un modello matematico consolidato per i propri calcoli, hanno inoltre osservato che il tempo di evaporazione delle goccioline può aumentare del 60 percento se è coinvolta una superficie idrofoba, come ad esempio lo schermo di uno smartphone. Pertanto gli autori dello studio raccomandano di disinfettare più spesso superfici di questo genere – così come il cotone e il legno – rispetto a vetro e acciaio, poiché queste ultime sono sufficientemente idrofile ed eventuali goccioline evaporano più velocemente. Lavarsi le mani con acqua e sapone per 40-60 secondi o con una soluzione idrolacolica per 20-30 secondi rappresenta una delle principali "armi" per spezzare la catena dei contagi. I dettagli della ricerca indiana sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Physics of Fluids.

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