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Covid 19

Il coronavirus ha fatto crollare in Italia il rumore ambientale prodotto dall’uomo

Le stazioni della Rete Sismica Nazionale gestite dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) hanno rilevato una riduzione significativa del rumore ambientale prodotto dalle attività umane, in concomitanza con l’entrata in vigore delle misure di contenimento per contrastare il coronavirus. Gli effetti più evidenti sono stati rilevati a partire dal 22 marzo, con la chiusura delle attività produttive non essenziali.
A cura di Andrea Centini
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Le misure di contenimento adottate in Italia per spezzare la catena dei contagi della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, stanno avendo un impatto significativo non solo nella riduzione dell'inquinamento, ma anche nell'attenuazione del rumore ambientale prodotto dalle attività umane, che viene regolarmente registrato dagli strumenti utilizzati in sismologia. In parole semplici, l'obbligo di stare a casa e la chiusura delle attività produttive considerate non essenziali hanno ridotto in modo sensibile il rumore che provochiamo costantemente, ad esempio attraverso il traffico stradale e ferroviario, con macchinari a lavoro e processi industriali, ma anche in cinema, teatri, concerti, eventi sportivi e con tutto ciò che produce forti vibrazioni sonore.

A osservare questo effetto della diffusione del coronavirus è stato un team di ricerca della sezione di Milano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che lo ha rilevato leggendo i grafici dei sismometri. Per valutare analiticamente l'impatto del decreto “Io Resto a Casa” e di tutte le altre misure draconiane sul rumore antropico, gli scienziati hanno selezionato due stazioni della Rete Sismica Nazionale, quella di Orzinuovi, in provincia di Brescia, e quella di Piacenza. Non sono state scelte casualmente; entrambe, infatti, sono legate ad aree dove il coronavirus ha avuto una notevole diffusione. Le due stazioni, nome in codice ORZI e PCI rispettivamente, come sottolineato dall'INGV sono equipaggiate “con un sismometro a larga banda (broad-band Trillium 40s) e un velocimetro a corto periodo (Lunitek Tellus 1s)”.

Gli scienziati hanno analizzato i dati tra il 23 febbraio e il 31 marzo in due specifiche fasce orarie, dalle 08:00 alle 10:00 e dalle 01:00 alle 03:00. Dai grafici ottenuti, come indicato, si evidenzia chiaramente l'impatto delle misure di contenimento (via via sempre più stringenti) prese dal governo italiano per spezzare la catena dei contagi. Per rappresentare il livello di rumore, spiega l'INGV, sono stati usati tre distinti colori: “il rosso indica il periodo 09-22 febbraio (pre-emergenza), il verde indica il periodo 23 febbraio – 7 marzo, tra la chiusura dei 10 comuni del lodigiano e il decreto che chiude l’intera Lombardia, mentre in blu è rappresentato il periodo 8-31 marzo. Le linee sottili indicano il rumore ambientale relativo ad un singolo giorno, mentre le linee più marcate rappresentano la media di ogni periodo.”

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Il primo crollo del rumore antropico rilevato dalla stazione di Orzinuovi si osserva a partire dall'8 marzo, ovvero da quando il governo italiano ha esteso la zona rossa a tutta la Lombardia. L'effetto si è palesato a Piacenza dall'11 marzo, con l'entrata in vigore del decreto “Io Resto a Casa” per tutta l'Italia. Ma una riduzione ancor più significativa, spiega l'INGV, si è osservata a partire dal 22 marzo, quando il DPCM più stringente ha portato alla chiusura di tutte le attività non essenziali.

In precedenza i satelliti della missione Copernicus dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della Commissione Europea avevano osservato un drastico calo sull'Italia dell'inquinamento scaturito dal biossido di azoto (NO2), un gas tossico prodotto da traffico e processi industriali. Il rumore antropico in taluni casi può avere un impatto negativo anche sulla salute (ad esempio scatenando disturbi del sonno e spostando la soglia uditiva), dunque si tratta di un altro effetto da non trascurare di questa situazione momentanea, anche per gli animali.

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