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Il “colpo di freddo” non esiste

Il “colpo di freddo” dal quale ci tengono in guardia nonni e genitori non è una reale condizione medica trattata in letteratura scientifica, dato che il solo abbassamento della temperatura – per quanto improvviso e localizzato – non è sufficiente per farci prendere un’infezione, ma è necessaria l’azione di agenti patogeni in grado di innescarla. Ecco la spiegazione di due medici.
A cura di Andrea Centini
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Tra i nemici della salute pronti a colpirti quando meno te l'aspetti c'è il famigerato “colpo di freddo” o “colpo d'aria”, un flusso d'aria fredda che – subdolamente – aggredisce all'improvviso ed è pronto a farti ammalare di un numero incredibile di morbi e malanni, dal semplice torcicollo alla polmonite. Quella finestra lasciata aperta, il ventilatore e il condizionatore puntati come fucili da cecchino, gli spifferi di un finestrino tirato giù durante un viaggio in auto: sono tutte situazioni che possono esporti al colpo di freddo e condannarti alle temibili conseguenze che esso comporta, come sottolineato a più riprese soprattutto da nonni e genitori (italiani). Si perché pare che i malanni da colpo di freddo interessino solo il Bel Paese, come evidenziato da questo articolo della BBC. Ebbene, alcuni medici sono lieti di annunciare che il colpo di freddo è sì un nemico, ma del tutto immaginario! Non è infatti l'aerazione a esporci tutti i malanni respiratori del mondo, ma l'esposizione ai patogeni che possono trovare terreno fertile proprio con l'abbassamento delle temperature.

“Il freddo e il vento non fanno ammalare, al massimo quello che possono portare è un torcicollo o una contrattura muscolare, al massimo”, scrive la dottoressa Valentina Paolucci, medico pediatra del poliambulatorio di Fiano Romano, che in un divertente post su Facebook ha smontato il mito del famigerato colpo di freddo. “D’accordo alle contratture muscolari e al dolore conseguente, nel caso in cui, a muscoli caldi, ci si esponga ad un loro troppo rapido raffreddamento”, spiega in un lungo articolo le pneumologo Enrico Ballor, anch'egli impegnato a smontare punto per punto la minaccia ‘italica' rappresentata dal colpo di freddo. “La teoria secondo la quale a stare nel bel mezzo di un flusso d’aria farebbe ammalare ‘a prescindere' di faringiti e bronchiti, vorrebbe veder tutti morti i marinai sempre per mare, gli abitanti residenti in zone costantemente battute dal vento, i motociclisti che nel mondo non usano il casco”, aggiunge lo specialista a suffragio della propria spiegazione, specificando che i temuti malanni sono in realtà tutti ascrivibili a una “teoria microbica”.

“Quando c’è un sbalzo termico avviene una vasocostrizione (restringimento dei vasi sanguigni NDR) quindi meno afflusso di sangue ed ossigeno ai tessuti, il che crea un ambiente più facilmente aggredibile dai microorganismi. Eccoli qua i veri colpevoli dei malanni di stagione”, sottolinea la dottoressa Paolucci, suffragando il concetto espresso dal dottor Ballor. Il motivo per cui con un abbassamento delle temperature – e dunque in inverno – ci si ammala di più di malattie respiratorie è legato al fatto che si trascorre molto più tempo al chiuso, con poca areazione e magari in luoghi affollati (come i centri commerciali o i cinema), dove virus e batteri circolano e si diffondono molto più rapidamente e facilmente. Ecco perché i prossimi mesi vengono considerati molto delicati per la pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 che stiamo vivendo, che andrà a braccetto con i patogeni influenzali e parainfluenzali per diversi mesi. Il freddo riduce il movimento delle ciglia che aiutano a tenere lontani i patogeni e irrita le mucose, e di concerto con la vasocostrizione citata dalla dottoressa Paolucci (che si determina perché il sangue viene ‘spinto' verso gli organi vitali e per mantenere la temperatura corporea) il sistema immunitario diventa meno pronto e siamo più esposti ai patogeni. Il freddo e gli spifferi da soli non bastano a farci ammalare, ma serve sempre l'azione di un virus, di un batterio o di qualunque altro agente patogeno.

“Se non si incontra un virus-batterio è proprio moooolto difficile che al bimbo venga febbre (mi sono tenuta larga perché esistono patologie autoimmuni o disregolazioni ipotalamiche). E dove amano sguazzare e riprodursi i microrganismi? Al chiuso, dove posso sfruttare il caldo-umido e la stretta vicinanza fra persone (tipo le classi, le auto, i mezzi pubblici…)”, spiega ancora la dottoressa Paolucci, che sottolinea di portare i propri figli a giocare all'aria aperta e di evitare di rinchiudersi la domenica pomeriggio nei centri commerciali “zeppi di batteri e virus”. Insomma, non esiste alcun colpo di freddo in letteratura scientifica e gli aspetti cui dobbiamo prestare veramente attenzione per proteggere la nostra salute e quella degli altri, nel cuore della pandemia, è mantenere il distanziamento sociale, indossare la mascherina laddove richiesto e curare l'igiene delle mani con acqua e sapone o un gel idroalcolico. Grazie a questi accorgimenti ci tuteleremo dal coronavirus, ma anche dai virus dell'influenza e da altri patogeni che determinano sintomi simili, aiutando così i medici nella fondamentale diagnosi differenziale (che sarà agevolata anche e soprattutto dalla diffusione del vaccino antinfluenzale).

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