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Il buco nero più antico e lontano ci racconta com’era l’Universo da ‘bambino’

Sfruttando tre potenti telescopi un team internazionale di astronomi ha scoperto il buco nero più antico e lontano di tutti. Risale a quando l’Universo aveva appena 690 milioni di anni ed è un gigante 800 milioni di volte più massiccio del Sole.
A cura di Andrea Centini
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Osservato il buco nero supermassiccio più lontano e antico di tutti, un vero e proprio “fossile” che risale alla gioventù del nostro Universo. Lo ha individuato un team di ricerca internazionale guidato da astronomi dell'Osservatorio americano Carnegie, che ha sfruttato alcuni potenti telescopi per rivelarne con precisione distanza e posizione. I ricercatori si sono affidati al telescopio Gemini North sito sul vulcano Mauna Kea alle Hawaii; al telescopio Magellano dell'Osservatorio di Las Campanas (Cile) e al Grande Telescopio Binoculare dell'Osservatorio del monte Graham, in Arizona.

Combinando i dati provenienti da questi tre strumenti, il team coordinato dal professor Eduardo Baados ha determinato che il buco nero si trova a circa 13 miliardi di anni luce da noi. In altri termini, risale a quando l'Universo aveva "appena" 690 milioni di anni dopo il Big Bang, era cioè giovanissimo, considerand che oggi ha circa 14 miliardi di anni. Dai calcoli Baados e colleghi hanno inoltre scoperto che il buco nero possiede una massa superiore di 800 milioni di volte quella del Sole. Si tratta dunque di un vero e proprio mostro dal cuore di tenebra, sebbene faccia quasi “tenerezza” se paragonato al più grande buco nero mai osservato, un gigante sito nel cuore della galassia NGC 4889 con una massa ben 21 miliardi di volte superiore a quella del Sole.

Naturalmente i buchi neri non possono essere osservati direttamente, dato che divorano anche i fotoni, tuttavia è possibile individuarli studiandoli indirettamente, ad esempio attraverso la luce emessa dai gas interstellari mentre vengono scaldati e inglobati. “È questa luce ad aver raggiunto i nostri telescopi, dopo un viaggio di miliardi di anni. La scoperta – ha sottolineato all'ANSA il dottor Roberto Decarli dell'Osservatorio Astronomico di Bologna dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) – ci potrà aiutare a capire come si sono formati i primi buchi neri, e come hanno fatto a crescere così tanto in un tempo piuttosto breve nella vita dell'universo”.

L'antichissimo buco nero supermassiccio risale a un'epoca in cui l'Universo era oscurato da una fitta coltre di idrogeno, che si è lentamente diradata e ha permesso alla luce di stelle e galassie di viaggiare ed espandersi ovunque. Studiarlo ci permetterà così di avere nuove informazioni sui primi passi compiuti dall'Universo primordiale. I dettagli sul buco nero sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

[Credit: 12019]

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