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Ibuprofene, quali sono gli effetti collaterali dell’antidolorifico che ci ‘salva’ dal mal di testa

Una panoramica sugli effetti collaterali e indesiderati dell’ibuprofene, antidolorifico non steroideo (FANS) acquistabile anche senza prescrizione medica. Il farmaco, anche se ben tollerato, nei soggetti sensibili può innescare una lunga serie di effetti da lievi a seri, come problemi gastrointestinali ed eruzioni cutanee, fino allo shock anafilattico e all’arresto cardiaco.
A cura di Andrea Centini
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L'ibuprofene è uno degli antidolorifici più utilizzati in assoluto grazie alla notevole efficacia contro cefalee, mal di denti, dolori mestruali, nevralgie e altri malesseri, tuttavia, pur essendo considerato sicuro, come tutti i medicinali non è privo di effetti collaterali, anche gravi. Tra i più comuni vi sono disturbi gastrointestinali alla stregua di diarrea, costipazione, dispepsia e sangue nelle feci; meno comuni sono invece il prurito, le vertigini, l'eritema, rash cutanei, carenza di piastrine, broncospasmo e altri ancora. Tra quelli rari si segnalano la perdita di capelli, l'insufficienza epatica, la poliuria, l'ittero, l'ipotensione, ulcere gengivali e altri. L'ibuprofene è stato associato anche al rischio di infarto, ictus e arresto cardiaco, come indicato in una recente ricerca della Società Europea di Cardiologia. Il farmaco fa parte degli antidolorifici non steroidei (FANS), apprezzato per le sue proprietà antiinfiammatorie, analgesiche e antipiretiche. Come tutti i farmaci di questa famiglia agisce inibendo le prostaglandine, acidi derivati dall'acido arachidonico associati al processo infiammatorio. Nello specifico, l'ibuprofene blocca l'attività di due specifici enzimi ciclossigenasi, il Cox-1 e il Cox-2.

Quali sono gli effetti collaterali dell'Ibuprofene

Pur essendo generalmente ben tollerato, l'ibuprofene possiede un ampio ventaglio di effetti collaterali e indesiderati. Come tutti i farmaci può inoltre innescare reazioni allergiche più o meno gravi in base al grado di sensibilità al principio attivo. Normalmente chi è allergico all'aspirina rischia le reazioni più severe anche assumendo l'ibuprofene. Le reazioni allergiche si manifestano con gonfiore della faccia, rossore, orticaria, eruzioni cutanee, respiro sibilante fino al vero e proprio shock anafilattico, un'emergenza medica che richiede l'immediato intervento dei medici. Tra gli effetti collaterali osservati più di frequente vi sono quelli di natura gastrointestinale, che abbracciano nausea, vomito, dolori addominali, flatulenza, diarrea, melena (sangue nelle feci) e difficoltà di digestione (dispepsia). In alcuni pazienti possono manifestarsi anche perforazioni ed emorragie a livello dello stomaco e dell'intestino; normalmente i più predisposti hanno più di 60 anni, hanno già sofferto di ulcere e sanguinamento e assumono farmaci come anticoagulanti e altri antiinfiammatori. Alti dosaggi del farmaco e terapie di lunga durata possono portare anche ad insonnia, disturbi visivi, vertigini, epatite, ittero e variazioni nella frequenza della minzione (quante volte si va al bagno a urinare). L'assunzione prolungata è associata anche a una riduzione reversibile della fertilità, dimostrata da alcune ricerche. Tra gli effetti meno comuni vi sono invece alterazioni dell'azotemia e del ciclo mestruale, ipertensione, convulsioni, dermatiti, ulcere gengivali, sangue nelle urine, difficoltà a urinare e varie insufficienze d'organo, come quella cardiaca, epatica e renale acuta. Come indicato, l'uso prolungato e ad alto dosaggio di ibuprofene è stato associato anche all'arresto cardiaco, all'infarto e all'ictus.

Quali sono le controindicazioni dell'ibuprofene

L'ibuprofene non è un farmaco adatto alle persone allergiche al principio attivo, all'aspirina o ad altri antidolorifici non steroidei (FANS), va inoltre evitato durante la gravidanza. È sempre doveroso consultare il proprio medico quando si decide di assumere il medicinale, in particolar modo se si è sofferto di malattie epatiche e renali, asma, sanguinamento gastrico/intestinale e in presenza di cardiopatie. Più esposti ai rischi i pazienti fumatori.

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