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I viaggi nello spazio ‘friggono’ il cervello: ecco perché

Un team di ricerca americano ha dimostrato che l’esposizione alle radiazioni cosmiche durante i lunghi viaggi nello spazio possono compromettere le funzioni cognitive e cerebrali degli astronauti, “friggendo” il loro cervello. Secondo gli studiosi, che hanno studiato topi esposti a radiazioni per sei mesi, i neutroni sarebbero in grado di danneggiare le strutture che mettono in comunicazione i neuroni.
A cura di Andrea Centini
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Credit: SpaceX
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L'esposizione alle radiazioni durante lunghi viaggi nello spazio possono “friggere” il cervello degli astronauti, danneggiando componenti come dendriti, mielina e sinapsi che mettono in comunicazione la rete di neuroni. Ciò può determinare problemi di apprendimento e alla memoria, indurre uno stato d'ansia, alterare l'umore e in generale compromettere le funzioni cerebrali, come dimostrato in esperimenti con i topi. Tali conseguenze possono avere un impatto estremamente negativo sulla tenuta di una missione missione e sulla capacità di rispondere prontamente a eventi stressanti in un ambiente altamente pericoloso, dove qualunque sbaglio può condurre alla rapida morte dell'intero equipaggio.

La ricerca. A determinare gli effetti negativi delle radiazioni a lungo termine sul cervello è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università della California di Irvine, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Neurochirurgia dell'Università di Stanford e del Dipartimento di Scienze Ambientali e Radiologiche dell'Università Statale del Colorado e della Scuola di Medicina della Virginia Orientale. Gli studiosi, coordinati dal professor Charles Limoli, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sottoposto alcuni topi a bassi livelli di radiazioni per un periodo prolungato, ovvero sei mesi. È la prima volta che viene effettuato un esperimento simile grazie alla Colorado neutron facility; in passato i topi venivano sottoposti a grandi quantità di radiazioni per un periodo di tempo limitato, mentre il nuovo test è rappresentativo di ciò che avverrebbe effettivamente durante un volo spaziale, ad esempio quello che dovrebbe portare i primi uomini su Marte entro una ventina di anni.

I raggi cosmici. Durante un viaggio nello spazio gli astronauti sono sottoposti ai letali raggi cosmici, che sulla Terra vengono filtrati grazie allo "scudo" del campo magnetico. Colpendo lo scafo dell'astronave i raggi vengono scissi in neutroni, che sono comunque in grado di attraversare il corpo umano determinando i loro effetti negativi, compresi danni al DNA e rischio cancro aumentato. Dopo aver esposto i topi per sei mesi a un'irradiazione continua di 1 milliGray di radiazioni ogni giorno, gli scienziati hanno analizzato il loro comportamento al fine di verificare eventuali cambiamenti rispetto a topi non irradiati. Ebbene, i topi sottoposti al trattamento hanno manifestato ansia, compromissione della memoria, scarso interesse alle interazioni sociali, ridotta curiosità e altri comportamenti negativi.

Cervello ‘fritto'. Secondo Limoli e colleghi le radiazioni sarebbero in grado di “friggere” le strutture più sottili dei neuroni, come i filamenti dei dendriti e la mielina, tutte fondamentali per mettere in comunicazione la rete delle cellule nervose. In parole semplici, le radiazioni sarebbero in grado di danneggiare il sistema di comunicazione tra neuroni compromettendo le funzioni cognitive e cerebrali. Gli scienziati sostengono che simili danni si manifesterebbero anche nel cervello degli uomini. Poiché ad oggi non è stata ancora sviluppata una tecnologia in grado di bloccare le radiazioni cosmiche, gli esperti sono estremamente preoccupati per le sorti degli astronauti impegnati nei viaggi verso Marte e nello spazio profondo. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata eNeuro.

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