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Covid 19

I vaccini Covid di Pfizer e Moderna sicuri in gravidanza: non peggiorano sintomi e rischio di aborto

Analizzando i dati di circa 36mila donne incinte tra i 16 e i 54 anni vaccinate contro il coronavirus SARS-CoV-2, un team di ricerca americano ha dimostrato che i vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna non determinano effetti collaterali peggiori durante la gravidanza e non aumentano il rischio di aborto.
A cura di Andrea Centini
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Come dimostrato da uno studio condotto dall'Università di Birmigham, le donne incinte contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2 hanno un rischio maggiore di essere ricoverate in terapia intensiva e di sperimentare un parto prematuro, mentre un'altra ricerca dell'Università di Washington ha rilevato che presentano un tasso di mortalità per COVID-19 superiore alle donne non in gravidanza. Del resto la gestazione è una fase molto delicata della vita, pertanto non c'è da stupirsi che in caso di infezioni possano aumentare i rischi. Poiché le donne incinte non sono state coinvolte nella sperimentazione dei vaccini anti Covid, per mancanza di dati la raccomandazione iniziale è stata quella di non sottoporle al vaccino – non sapendo ad esempio quale potesse essere l'impatto sul feto. Tuttavia lo scorso febbraio l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di modificare le linee guida, consigliando il vaccino anche per questa fascia della popolazione. “Non abbiamo alcun motivo specifico per ritenere che i rischi superino i benefici del vaccino”, chiosò l'OMS, anche alla luce dei maggiori rischi evidenziati per le gestanti contagiate. Da allora le donne incinte che desiderano farsi vaccinare sono invitate a parlarne col proprio medico curante per decidere l'approccio migliore. Dall'inizio della campagna vaccinale sono già decine di migliaia le donne in gravidanza che hanno ricevuto le dosi; ora è stato pubblicato un primo studio preliminare che dimostra la sicurezza dei vaccini anti Covid – nello specifico quelli a mRNA di Pfizer e Moderna – anche per chi aspetta un bambino.

A dimostrarlo è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Division of Vector-Borne Diseases (S.W.M.), del National Center for Emerging and Zoonotic Infectious Diseases, del National Center on Birth Defects and Developmental Disabilities, della Food and Drug Administration (FDA) e di numerosi altri centri di ricerca statunitensi. Molti scienziati erano riuniti sotto l'egida del CDC v-safe COVID-19 Pregnancy Registry Team, un progetto nato per monitorare proprio l'impatto dei vaccini anti Covid sulle donne in gravidanza.

I ricercatori hanno analizzato statisticamente i dati raccolti tra il 14 dicembre 2020 e il 28 febbraio 2021 dal sistema di sorveglianza V-Safe, un'applicazione che i vaccinati americani possono utilizzare per segnalare sintomi e reazioni avverse legate alla somministrazione delle dosi. In tutto i CDC hanno identificato poco meno di 36mila donne tra i 16 e i 54 anni di età che erano in "stato di gravidanza"; più precisamente, erano in dolce attesa già al momento dell'iniezione o erano rimaste incinte poco dopo l'inoculazione. Dall'analisi dei dati è emerso che le donne incinte hanno segnalato dolore al sito dell'iniezione (uno dei sintomi più comuni) più frequentemente delle donne non in gravidanza, tuttavia hanno indicato con meno frequenza il mal di testa, i dolori muscolari (mialgia), i brividi e la febbre. Dunque non hanno segnalato effetti collaterali peggiori delle altre.

Fra le donne incinte vaccinate, in 4mila sono state incluse nel registro v-safe specifico per le gravidanze, deputato a monitorare la gestazione fino al parto. Durante il periodo di follow-up in 827 hanno completato la gravidanza, fra le quali in 712 hanno dato alla luce un bambino nato vivo (86,1 percento) e in 115 sono invece andate incontro a un'interruzione di gravidanza (aborto). Tra gli esiti neonatali avversi sono stati registrati parto prematuro (9,4 percento dei casi) e nascita sottopeso (3,2 percento), ma nessun bimbo è deceduto. Questi dati sono perfettamente in linea con quelli pre-pandemici, pertanto gli scienziati ritengono che i vaccini anti Covid a mRNA sono sicuri anche per le donne incinte e non hanno alcun impatto sull'esito della gravidanza.

“Molte donne incinte stanno ricevendo il vaccino, non c'è un aumento significativo degli effetti avversi in gravidanza e i profili degli effetti collaterali sono molto simili a quelli delle donne non in gravidanza”, ha dichiarato al New York Times la dottoressa Stephanie Gaw, specialista in medicina materno-fetale presso l'Università della California di San Francisco. “Penso che sia tutto molto rassicurante e penso che aiuterà davvero i funzionari della sanità pubblica a raccomandare più fortemente il vaccino in gravidanza”, ha aggiunto la scienziata commentando i risultati del nuovo studio. “Questo studio è di fondamentale importanza per le donne incinte”, le ha fatto eco il dottor Michal Elovitz, anch'egli specialista in medicina materno-fetale dell'Università della Pennsylvania. “È molto rassicurante che non ci siano stati eventi severi segnalati in soggetti in gravidanza”, ha aggiunto l'esperto. Va sottolineato che si è trattato di uno studio preliminare e che gli esiti sono stati auto-segnalati tramite un'applicazione, inoltre praticamente tutte le donne incinte era operatrici sanitarie, considerando che sono state le prime a essere state vaccinate. Sebbene molto rassicuranti, dunque, i risultati della ricerca dovranno essere confermati attrvaerso altre indagini su popolazioni più ampie. I dettagli dello studio “Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The New England Journal of Medicine.

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