I termoscanner “anti covid” possono confondere le vampate di calore da menopausa con la febbre
Gli scanner termici utilizzati per misurare la temperatura corporea agli accessi di porti, aeroporti, stazioni, negozi, ristoranti e altri locali pubblici potrebbero scambiare per febbre le vampate di calore delle donne in menopausa. Il rischio è un possibile e ingiusto respingimento, tenendo presenti le attuali misure per contenere la diffusione della COVID-19, l'infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2. Le “pistole” puntate sulla fronte non sono infatti in grado di misurare la temperatura interna, ma solo quella della pelle, che pur riflettendo nella maggior parte dei casi quella reale può essere influenzata da fattori ambientali e da altre condizioni, come le già citate vampate di calore. Queste ultime sono improvvisi aumenti della temperatura legati agli sconvolgimenti ormonali tipici della peri-menopausa e della post-menopausa, che determinano la dilatazione dei vasi sanguigni superficiali. Ne è interessata la maggior parte delle donne che attraversa questa fase della vita, e in alcuni casi il fenomeno può presentarsi anche diverse volte al giorno, con durata variabile che spazia da alcuni minuti (tipica) fino all'ora.
A lanciare l'allarme sulle potenziali ingiustizie sociali legate all'uso di scanner termici e termocamere sono gli scienziati dietro l'applicazione “Meg's Menopause”, creata per supportare le donne che affrontano la menopausa con informazioni e consigli. “È fondamentale mettere in atto misure che consentano alle donne in menopausa un trattamento imparziale quando entrano in luoghi come gli aeroporti, poiché potrebbero subire una reazione fisiologica”, ha dichiarato al Daily Mail la dottoressa Ornella Cappellari, ex ricercatrice dello University College di Londra e ora impegnata in prima linea con l'organizzazione fondata da Meg Mathews. “La maggior parte delle donne soffre di vampate di calore, che possono causare un aumento della temperatura della pelle rilevabile dai controlli della temperatura per la COVID-19”, ha aggiunto la ricercatrice. Ad alimentare le preoccupazioni la scarsa precisione di questi strumenti, decisamente inferiore a quella dei termometri – veri dispositivi medici – che posizioniamo sotto le ascelle o in altre cavità del corpo.
Pur ammettendo che possa esserci questo rischio per le donne in menopausa, il professor Derek Hill – un esperto di tecniche di imaging in ambito medicale – ha sottolineato sul quotidiano britannico che in realtà esso è limitato, per via del fatto che gli effetti delle vampate di calore tendono a concentrarsi sul petto e sul collo, mentre normalmente i termoscanner vengono normalmente puntati sulla fronte (anche se alcuni controllano proprio il collo o il polso). Secondo il docente dello University College di Londra sarebbe sufficiente utilizzare questi strumenti per individuare persone che hanno bisogno di uno screening più accurato della temperatura, e non basarsi sui risultati degli stessi. In pratica, in caso di temperatura superiore ai margini tollerati (37,5 – 38° C in base alle situazioni), la persona interessata dovrebbe essere sottoposta a un controllo con strumenti più idonei e certificati, come ad esempio un termometro a infrarossi da infilare nell'orecchio.
Se questo "accorgimento" è pensabile agli accessi di porti, aeroporti e stazioni, dove i controlli vengono effettuati da operatori sanitari, per quanto concerne i negozi e altre attività che usano i termoscanner all'entrata il rischio di un respingimento ingiustificato potrebbe comunque essere possibile. In precedenza la American Civil Liberties Union (ACLU) aveva affermato che i termoscanner sono inaffidabili e inadeguati.