I resti umani più antichi del Nord Italia emersi da una grotta piemontese: hanno 300mila anni
Nel cuore della Grotta della Ciota Ciara (Grotta Chiara) di Borgosesia, sita sul versante occidentale del Monte Fenera in provincia di Vercelli, sono stati trovati i resti umani più antichi del Nord Italia. Si tratta di un integro osso occipitale, cioè la porzione posteriore del cranio, e di un incisivo inferiore appartenente a un giovane adulto. Hanno un'età stimata di circa 300mila anni. Appartengono senza dubbio al genere Homo, molto probabilmente a una forma arcaica dell'uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis) o al suo precedente e diretto antenato, l'Homo heidelbergensis. Solo ricerche multidisciplinari più approfondite potranno svelare l'affascinante mistero.
La scoperta. A scoprire i preziosi reperti ossei è stato un team di ricerca composto da ricercatori di antropologia, docenti e studenti del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara, che da undici anni scava nella grotta della Valsesia a caccia di indizi sui nostri antenati. La Ciota Ciara è anche uno straordinario sito paleontologico, nel quale nel corso degli anni sono stati trovati i resti di numerosi animali vissuti nel Pleistocene, come il colossale uro, un bovino estinto, e l'orso delle caverne (Ursus spelaeus), anch'esso scomparso. Gli studiosi coordinati dalla professoressa Marta Arzarello, docente presso la Sezione di Scienze preistoriche e antropologiche dell'ateneo emiliano, ritengono i reperti umani rinvenuti nella grotta estremamente importanti, poiché possono aiutarci a migliorare la nostra comprensione della storia evolutiva del genere Homo in Europa.
Osso speciale. Tra i due reperti quello scientificamente più significativo è l'osso occipitale, poiché presenta caratteristiche anatomiche chiamate “chignon” (un rigonfiamento) e fossa soprainiaca che sono distintive della linea genetica dei neanderthal. Questi dettagli sono più pronunciati nell'uomo di Neanderthal vero e proprio, ma lo sono meno nell'antenato Homo heidelbergensis. Studiando in laboratorio le caratteristiche dell'osso occipitale, vicine a quelle della specie più antica, gli scienziati potranno determinare con precisione a chi appartengono i reperti ritrovati. Le due preziosissime ossa saranno presentate a settembre in seno a una conferenza stampa che si svolgerà presso il museo di Archeologia e Paleontologia “Carlo Conti” di Borgosesia.