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Covid 19

I pazienti ricoverati per coronavirus rischiano danno renale acuto e dialisi

Sempre più ricerche evidenziano che l’infezione da coronavirus può innescare il danno renale acuto. Un nuovo studio internazionale condotto sui dati di 352 pazienti ha dimostrato che un quarto ha sviluppato la condizione, e circa un terzo di essi ha richiesto la dialisi. Secondo gli studiosi dietro il danno ai reni ci sarebbe la produzione di una proteina derivata dalla risposta immunitaria, chiamata recettore urochinasi solubile (suPAR).
A cura di Andrea Centini
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Un quarto dei pazienti ricoverati a causa della COVID-19 sviluppa danno renale acuto (AKI – Acute Kidney Injury), e circa un terzo di essi ha necessità di essere trattato con la dialisi. A innescare i severi danni ai reni vi sarebbero livelli elevati di una specifica proteina, prodotta dalla reazione immunitaria in risposta all'infezione determinata dal coronavirus SARS-CoV-2. Il danno renale acuto è solo una delle molteplici e potenziali conseguenze della COVID-19, una patologia che ancora oggi non è pienamente compresa da medici e scienziati, in particolar modo per quel che concerne le conseguenze a medio e lungo termine, trattandosi di una nuova malattia scatenata da un patogeno emergente.

A determinare che i pazienti ospedalizzati per COVID-19 rischiano il danno acuto renale è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università del Michigan, Stati Uniti, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di emergenza dell'Ospedale universitario di Copenaghen (Danimarca), del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università Nazionale e Kapodistriana di Atene (Grecia), dell'Istituto Charité di Berlino (Germania) e di altri istituti sparsi per il mondo. Gli scienziati, coordinati dal professor Salim S. Hayek, docente presso la Divisione di Cardiologia dell'ateneo americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di osservazione multicentrico su 352 pazienti, tutti ricoverati in vari ospedali del mondo dopo essere stati contagiati dal SARS-CoV-2.

Dei pazienti, in maggioranza maschi (57,4 percento) e con un'età media di 61 anni, in 91 – cioè 25,9 percento – ha sviluppato danno renale acuto, e fra essi in 25 (il 27,4 percento) sono stati dializzati. Poiché i pazienti con COVID-19 manifestano livelli elevati di una proteina derivata da processi immunitari chiamata recettore urochinasi solubile (suPAR), e poiché questa proteina è nota per innescare il danno renale, gli scienziati hanno voluto verificare l'associazione tra le concentrazioni di questa proteina e la severità della patologia nei pazienti COVID. Ebbene, incrociando i dati è emerso che i pazienti con danno renale acuto avevano livelli medi di suPAR superiori di oltre il 60 percento rispetto a quelli del resto dei partecipanti, mentre i pazienti con i livelli più elevati in assoluto avevano un rischio venti volte superiore di finire in dialisi.

“SuPAR è un fattore circolante che abbiamo visto contribuire al danno renale in migliaia di pazienti”, ha dichiarato il coautore dello studio Jochen Reiser, docente di Medicina Interna presso il Rush Medical Center. “I virus a RNA come l'HIV e il SARS-CoV-2 (il virus che provoca la COVID-19) provocano una risposta suPAR del sistema immunitario innato, portando ad un aumento dei livelli di suPAR nel sangue. Se c'è una risposta suPAR iperinfiammatoria, le cellule renali potrebbe essere danneggiato”, ha aggiunto lo studioso. Secondo gli autori della ricerca, monitorare immediatamente i livelli di suPAR nei pazienti ospedalizzati per coronavirus può aiutare i medici a fornire il miglior trattamento possibile. Poiché si è trattato di uno studio osservazionale, che non determina rapporti di causa-effetto, non è ancora chiaro se mantenendo bassi i livelli di suPAR è possibile prevenire il danno renale acuto; Hayek e colleghi stanno predisponendo ulteriori indagini per capirlo. I dettagli della ricerca “Soluble Urokinase Receptor (SuPAR) in COVID-19–Related AKI” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of the American Society of Nephrology.

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