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Covid 19

I pazienti COVID hanno un rischio maggiore di morire per arresto cardiaco

Mettendo a confronto i dati di pazienti colpiti da un arresto cardiaco (in ospedale o fuori dall’ospedale) prima della pandemia di COVID-19 e durante la pandemia, un team di ricerca svedese guidato da scienziati dell’Università di Goteborg ha determinato che chi viene colpito da questo evento cardiaco, se contagiato dal coronavirus SARS-CoV-2 ha un rischio sensibilmente superiore di morire.
A cura di Andrea Centini
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I pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 che vengono colpiti da un arresto cardiaco hanno una probabilità significativamente maggiore di morire rispetto a coloro che sviluppano l'evento ma non sono stati infettati. Le probabilità sono superiori sia se l'arresto cardiaco si verifica in ospedale sia quando avviene in un altro luogo, inoltre le donne hanno un rischio maggiore degli uomini. A determinarlo un team di ricerca svedese guidato da scienziati dell'Istituto di Medicina dell'Università di Goteborg, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro per la ricerca clinica Dalarna dell'Università di Uppsala, del Centro di Scienza della Rianimazione del Karolinska Institutet e del Dipartimento di Anestesiologia e Medicina di Terapia Intensiva dell'Halland Hospital. I ricercatori, coordinati dal professor Pedram Sultanian, docente presso il Dipartimento di Medicina Molecolare e Clinica dell'ateneo svedese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di circa 3mila pazienti colpiti da arresto cardiaco dal primo gennaio al 20 luglio 2020. Gli scienziati hanno diviso l'intervallo di tempo di un due fasi, quella pre-pandemica, dal primo gennaio al 15 marzo, e quella pandemica, dal 16 marzo al 20 luglio.

Tra tutti i pazienti coinvolti, in 1946 hanno subito un arresto cardiaco fuori dall'ospedale (OHCA) e in 1080 all'interno di un ospedale. Come specificato in un comunicato stampa, il 10 percento dei pazienti OHCA erano stati contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2, così come il 16 percento degli IHCA. Incrociando tutti i dati è emerso che i pazienti OCHA con COVID-19 (l'infezione provocata dal virus) avevano un rischio di morire di 3,4 volte superiore rispetto ai non infettati (entro 30 giorni dall'evento); mentre i pazienti IHCA contagiati avevano un rischio 2,3 superiore rispetto ai negativi. “Nessuno di questi pazienti era stato stato dimesso dall'ospedale quando lo studio è stato finalizzato, nell'ottobre 2020. Molti erano morti e il resto era ancora in cura presso la struttura ospedaliera”, scrivono gli autori dello studio.

Per quanto riguarda i pazienti OHCA, la sopravvivenza a 30 giorni è stata del 4,7 percento per quelli con COVID-19; del 9,8 percento per i pazienti non contagiati e del 7,6 percento nel periodo pre-pandemico. Per quanto concerne gli IHCA, la sopravvivenza a 30 giorni è stata del 23,1 percento nei casi positivi al SARS-CoV-2, del 39,5 percento nei pazienti negativi e del 36,4 percento nel periodo pre-pandemico. Mettendo a confronto i casi di arresto cardiaco pre-pandemici con i casi di COVID-19, il professor Sultanian e i colleghi hanno scoperto che il rischio complessivo di morire per via di un OHCA è aumentato di quasi tre volte durante la pandemia; per la precisione di 4,5 volte per gli uomini e del 33 percento per le donne. Il rischio complessivo di morire dopo un IHCA è invece più che raddoppiato; aumentando del 50 percento negli uomini e più di nove volte per le donne.

I ricercatori hanno osservato anche un aumento di 2,7 volte negli arresti cardiaci dovuti a problemi respiratori e un aumento dell'8,6 percento delle rianimazioni cardiopolmonari. Alla luce di tutti questi dati, gli autori dello studio sottolineano l'importanza di monitorare i pazienti con COVID-19 e tutti quelli a rischio con elettrocardiogrammi, che può essere un salvavita in quanto "permette di individuare immediatamente un arresto cardiaco". Gli scienziati sottolineano anche che, poiché la COVID-19 si trasmette attraverso le goccioline respiratorie, chi assiste a un caso di arresto cardiaco non dovrebbe intervenire con la respirazione bocca a bocca, "in conformità con le raccomandazioni attuali". I dettagli della ricerca "Cardiac arrest in COVID-19: characteristics and outcomes of in- and out-of-hospital cardiac arrest. A report from the Swedish Registry for Cardiopulmonary Resuscitation" sono stati pubblicati sulla rivista scientifica European Heart Journal.

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